Rosso e nero

Il libro che alla metà degli anni '90 destò scalpore mettendo a soqquadro l'opinione pubblica che ancora si crogiolava nel brodo del mito della Resistenza. E' un'opera che tocca nervi scoperti relativi agli anni 1943-45, i cui eventi il buon De Felice, osteggiato dai più, sempre si premurò di guardare faccia a faccia, con la lente neutra dello storico non fazioso. Tanti gli spunti che riguardano la stagione della guerra civile e il ruolo della Repubblica Sociale. Libro assolutamente consigliato.

Ho letto un sacco di ottime recensioni si questo libro. Sinceramente il fatto che in quest'ultimo prevalga una struttura di stampo giornalistico non mi ha affatto aiutato alla lettura. Ho letto la collana "Mussolini e il Fascismo" di De Felice e devo dire che mi è molto piaciuta. Non posso dire lo stesso per questo libro. Vengono trattate molte cose interessanti come la resistenza e il sentimento antisemita, le quali nascondo al loro interno molti "scheletri nell'armadio" ma nella sostanza non dice nulla. Ogni capitolo inizia quasi sempre con una serie di domande a cui l'autore si promette di rispondere in maniera accurata e precisa ma personalmente in modo troppo superficiale

Rosso e Nero quale contrapposizione cromatica e simbologica di un differente sentire per un' Italia che non ha ancora chiuso con il proprio passato. De Felice condivide con il lettore oltre 150 pagine di riflessioni personali ancorate a scelte e situazioni che portarono cittadini di una stessa Nazione all'antagonismo."L'un contro l'altro armati" ne avrebbe scritto Manzoni. Con la deriva che ne segui'.8 Settembre e guerra civile furono la porta stretta attraverso la quale l' Italia ebbe accesso alla "Repubblica nata dalla Resistenza". Quest'ultima definizione, quasi un dogma impostoci dai libri di scuola, viene messa in discussione dall'Autore poiche' ripeterla vuol dire passare un ferro rovente su una ferita ideologica che non si ha intenzione di rimarginare . Insomma si e'chiusa alle proprie spalle la porta dell' esperienza di Salo' ma si e'lasciata la luce accesa: ci si volta e ci si accorge di una sorgente luminosa, di bassa intensita'ma costante che filtra dal sottoporta, ricordandoci un mai spento conflitto di idee. Un Paese in crisi d'identita' ancora oggi, a vent'anni quasi dalla pubblicazione del libro di De Felice. Il testo appare un po' ... disordinato nel suo ordine. Ovvero si affrontano aspetti eterogenei di un periodo storico ben definito. Vi sono pagine dedicate all'antisemitismo , a Junio Valerio Borghese, a Badoglio, ai diari - veri o falsi che fossero -di Mussolini, alla collaborazione bellica tra Alleati e partigiani, eccetera eccetera. Quanto basta per non annoiarsi. De Felice affronta temi delicati con la serenita' dello storico, quella cioe' di colui che legge gli avvenimenti deprivandosi dell'ombra lunga di eventuali opinioni politiche od ideologiche. "La storia non ci ha regalato santi e demoni, ma uomini "sembra volerci dire l'Autore, rifuggendo il "politically correct " del salotto culturale italiano che all'epoca fece a fettine il contenuto di "Rosso e Nero".