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Il libro di Gianni Cipriani ricostruisce la parabola delle BR-PCC e delle varie sigle a loro in qualche modo legate dai primi anni '90 sino al presente. E' un libro pregevole per diversi motivi. Il primo è che è estremamente informato sugli sviluppi politici di una galassia le cui dinamiche risultano totalmente oscure a un osservatore non esperto. Il secondo pregio è che è scritto con uno stile abbastanza neutro che privilegia la dimensione informativa rispetto a quella della condanna morale, che è implicita. Il terzo pregio è che riesce a tradurre il 'brigatese' in italiano corrente, familiarizzando quindi il lettore con la 'teoria della disarticolazione', 'l'esecutivizzazione', le critiche all'esecutivismo e al 'genericismo' ecc. In vitù di questa chiarezza, il libro ricostruisce inoltre il dibattito tra ala 'combattente' e ala 'movimentista', e rende quindi comprensibili le divisioni interne all'area che si riconosce nella 'lotta armata'. Inoltre, seppur non esplicitamente, Cipriani lascia capire come le BR possano aver goduto dell'appoggio di una talpa all'interno dei sindacati confederali. L'ultima parte del libro prova a prefigurare degli scenari per il futuro, in cui alla sparizione del brigatismo 'combattente' può corrispondere la sopravvivenza del 'brigatismo', con un diverso riequilibrio tra le varie correnti e una differente articolazione dei rapporti con frange del terrorismo internazionale, in uno scenario di guerra globale. Un libro utile da leggere oggi, sperando di non dover essere costretti a riprenderlo in mano un domani.
Recensioni
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Cipriani, esperto di intelligence, conoscitore delle trame eversive, ex consulente della commissione stragi e ora consulente della commissione Mitrokhin, non offre con questo volume clamorose novità, o inediti retroscena in grado di gettare nuova luce sugli avvenimenti. Mette invece ordine tra i molti tasselli sparsi, siano fatti conosciuti ormai sin nei minimi dettagli o meno noti, ignorati o troppo distrattamente raccontati dalla stampa. Con un'attenta lettura innanzitutto della vasta e monotonamente plumbea produzione cartacea delle Br e della galassia eversiva (documenti, volantini, rivendicazioni, bollettini d'informazione), ma anche dei materiali delle commissioni parlamentari e della stampa, ricostruisce sin nel dettaglio il succedersi degli eventi, dai primi maldestri e malriusciti attentati agli omicidi di D'Antona, Biagi e Petri fino ai recenti arresti. E, confermata la continuità fra alcuni segmenti delle vecchie Br e le nuove, offre una convincente puntualizzazione della assai dibattuta questione del rapporto fra i brigatisti da un lato e i sindacati e i movimenti sociali (dagli autoconvocati del 1992 ai no-global) dall'altro, sottolineando a più riprese, con grande equilibrio, l'assoluta estraneità degli uni rispetto agli altri; un'estraneità, sembra di poter dire, antropologica e culturale, ancor prima che politica. Ma, oltre che ai fatti, Cipriani è interessato alle parole, ai moventi e agli obiettivi. Da qui l'ampio spazio assegnato alla sovrabbondante elaborazione analitica e teorica prodotta dalle Br, dei cui documenti offre numerosissime e ampie citazioni. Proprio leggendo in successione quei lunghi brani ci si rende conto di quanto già il linguaggio, iniziatico e burocratico al tempo stesso, tanto autoreferenziale quanto afasico sul piano della comunicazione, riesca a illuminarci sul quadro mentale dei brigatisti.
Alessio Gagliardi
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