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Nel nome di Dioniso. Il grande teatro classico rivisitato con occhio contemporaneo - Umberto Albini - copertina
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Nel nome di Dioniso. Il grande teatro classico rivisitato con occhio contemporaneo
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Nel nome di Dioniso. Il grande teatro classico rivisitato con occhio contemporaneo - Umberto Albini - copertina
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Descrizione


Il teatro è sempre stato e resta una costruzione collettiva, in nessun modo riducibile alla semplice pagina scritta. Ciò che si vede sulla scena è il risultato del lavoro di drammaturghi, attori, registi, tecnici, scenografi e perché no - anche del pubblico. Proprio per questo motivo ogni testo teatrale si presta, a ogni ripresa, a letture fortemente di parte, a manipolazioni che ne arricchiscono i significati, mettendo in luce aspetti trascurati dalla tradizione. Sulla base di queste considerazioni, Umberto Albini affronta la "vita teatrale" nell'Atene classica prendendo in esame le sue componenti: attore e coro, maschere e costumi, macchine teatrali e attrezzi, edifici e festival, pubblico e, per quanto è possibile, musica e gesto. Sono le parti di un tutto in cui la cultura provoca un incontro complesso e "aperto" con la vita, facendo scaturire interpretazioni sempre nuove. La seconda parte del libro, dedicata ai testi e agli autori (Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane, Menandro), ripercorre il viaggio nella tradizione di alcuni tra i miti di fondamento della cultura occidentale. Completano il volume una guida bibliografica e un indice analitico.
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Dettagli

1999
Tascabile
404 p., ill. , Brossura
9788811674207

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adri
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Fate uno sforzo di immaginazione, tralasciate l’immagine che potete avere ..un attore avvolto da una toga che recita in maniera stereotipata, magari con un po’ di birignao una prosa un po’ arida, la vicenda è conosciuta, è una tragedia , ma diciamocelo sì è cultura, ma alle volte è un po’ noiosa. Da questo libro, che a dire la verità ho scelto un po’ per caso… a volte il caso o la fortuna ci fanno dei regali inaspettati, emerge una visione e una realtà che dovevano essere molto diversi. Il verso, prima di tutto: era tutto in versi e non versi come i nostri con la rima; versi che presuppongono un ritmo interno, musicale, che difatti si può cantare… Il coro cantava, pezzi interi della tragedia, nonché della commedia, erano cantati. Quindi lo spettacolo era radicalmente diverso da come ce lo immaginiamo, era molto più simile al melodramma o alla commedia musicale, se la trama era comica. Ma anche la tragedia non era seguita dal pubblico in un silenzio immusonito: commentatori dell’epoca ci raccontano che il pubblico fischiava, cantava, applaudiva, recitava all’uscita i versi più riusciti; e se era scontento o dissentiva lanciava anche ortaggi, si alzava, vociava , interrompeva la rappresentazione: l’unica cosa che assomiglia vagamente al teatro greco mi sembra la rappresentazione di un’opera conosciuta, tipo la Traviata, con i loggionisti che aspettano i cantanti al varco e li fischiano spietatamente se malcontenti o li applaudono fino a spellarsi le mani se hanno cantato bene. E poi il coro oltre a cantare ballava: c’erano danze che avevano un carattere di sacralità (l’epimeleia) e danze che nessuno avrebbe ballato da sobrio, in pubblico (il lascivo cordax). Che danze ! La rappresentazione teatrale aveva molti aspetti: il primo era sacro: gli spettacoli avvenivano durante le ricorrenze dedicate al dio Dioniso; il sacro aveva un carattere diverso da quello in cui lo intendiamo noi; il sacro, la rivelazione del dio Dioniso era il m

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