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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
dopo la lettura di questa versione del huck finn (anzi meglio prima), bisognerebbe leggere l'originale per comprendere quanto culicchia ci abbia messo del 'suo' nel tradurlo. il risultato non è gradevolissimo per la sgrammaticatura che ripeto, forse è già della versione di twain, ma insomma alla fine lo sconsiglierei ad un bambino che la grammatica ha da impararla, optando per una versione classica. ovviamente voto 10 alla vicenda, con punte di ironia veramente da antologia.
è pieno di emozioni: ci sono morti, avventure, DI TTT DI +!!!!! nn è certo un libro monotono. ha però scene cruente e noiose, x questo nn mi è molto piaciuto.
Recensioni
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Considerato da numerosi scrittori e studiosi il vero capolavoro di Mark Twain, Le avventure di Huckleberry Finn non è solo un romanzo, ma un microcosmo pullulante di vita, ricco di scenari e personaggi diversi, e uno spaccato di storia che presenta molteplici tratti in comune con il mondo di oggi. E quello che ci offre dell'America dell'Ottocento è un ritratto disincantato, che ne mette in rilievo l'inquietante lato oscuro, rappresentato dal razzismo, dalla violenza, dall'ipocrisia della classe dominante. Il tutto visto con gli occhi di un adolescente scavezzacollo, ingenuo e ignorante, che si esprime senza mezzi termini e senza il buonismo cui tanta narrativa americana ci ha purtroppo abituati. Grande è anche l'innovatività linguistica del romanzo, che da sempre pone non pochi problemi di carattere linguistico e traduttivo, soprattutto a causa della prevalenza di un registro basso e dell'intreccio di dialetti e parlate lontane dallo standard . Rispetto all' Huckleberry Finn di Enzo Giachino, pubblicato da Einaudi nel 1943 e riproposto nel 1963, quello di Giuseppe Culicchia si esprime con un linguaggio molto più colloquiale e informale, tenendo fede al proposito, enunciato nella brevissima introduzione, di "fare scempio della grammatica italiana". Il traduttore fa bene a non rendere le parlate dialettali americane con i dialetti italiani, troppo connotati in senso regionale per divenire veicolo della cultura del Mississippi. Forse la variazione verso il basso dell'italiano standard operata da Giuseppe Culicchia non renderà ragione dell'immensa ricchezza linguistica del romanzo, ma conferisce vivacità al testo e ne cattura lo spirito "popolare" e giovanilistico, che i lettori non potranno non apprezzare.
Ilaria Rizzato
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