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La misura del mondo
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La misura del mondo - Daniel Kehlmann - copertina
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misura del mondo

Descrizione


Nel 1828, Gauss, matematico, fisico, astronomo, al momento direttore dell'osservatorio di Gottinga, dove vive con la seconda moglie Minna e i figli, viene invitato da Alexander von Humboldt, esploratore, geografo e scienziato, a Berlino, dove si svolge un congresso di scienziati tedeschi. L'incontro fra due delle menti più geniali della Germania illuminista fornisce all'autore l'occasione di narrare le incomparabili vite dei due personaggi, dall'infanzia al 1828 passando per il viaggio e il trattato che hanno fondato la geografia e la matematica moderne. Il ritratto irridente ma appassionato e devoto dell'epoca di massimo splendore della cultura tedesca.
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Dettagli

2006
21 aprile 2006
254 p., Brossura
9788807017025

Valutazioni e recensioni

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Bonpland
Recensioni: 5/5

Gauss e Humboldt sono due colossi tedeschi delle scienze di inizio XIX secolo, e ripercorrerne le vite si presenta affascinante; ma sono proprio loro di cui leggiamo? In effetti, l'autore sembra averne studiato molto dettagliatamente le biografie, ma gli servono quasi da pretesto per lanciarsi in una narrazione talvolta ai limiti del fantastico e dare luce a tutto quello che non ha mai raggiunto le cronache ufficiali... Questo approccio potrebbe far storcere il naso a qualcuno, ma bisogna saper guardare oltre e capire che non si tratta di un saggio scientifico, bensì che il popolare Gauss e il nobile Humboldt diventano i simboli di due poli (forse) opposti dell'animo e della ricerca umane. Le loro peripezie sono spumeggianti, non c'è un attimo di respiro fra scene esilaranti e momenti surreali e metafisici. La vecchiaia dei due scienziati si tinge di malinconia sullo sfondo di tirannie e movimenti liberali. Non bisogna sforzarsi di cercare sempre una trama, perché la vita non ne ha una, ma ci si deve talvolta lasciar trasportare dalle suggestioni. Questo è un libro che ne regala molte, oltre a spunti di riflessione sull'urgenza di fare e pensare che da sempre agita l'uomo. La lettura è scorrevolissima, il ritmo alto, alcuni personaggi indimenticabili, mai frivolo. Caldamente consigliato.

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fabio j.
Recensioni: 3/5

Un romanzo che non mi ha coinvolto, pur essendo a tratti interessante ed ironico. Mi aspettavo decisamente di più.

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luca
Recensioni: 4/5

Con tratto leggerissimo e divertente, Kehlmann ci regala il lato umano di due geni dell'Illuminismo tedesco: Von Humboldt e Gauss. Monomaniaco il primo, per cui "La misura del mondo" (e del suo contenuto) è letteralmente passione e scopo unico di vita (il sesso, le convenzioni sociali, che assurde perdite di tempo..!!). Più rancoroso Gauss, consapevole con dispetto che il suo genio matematico spianerà la strada al progresso ed al benessere delle generazioni future, ma non può salvarlo dalla rudezza della vita del suo tempo. Illuminanti alcune situazioni, come quella di Gauss col mal di denti e del barbiere che gli cava quello sbagliato. Oggi, è anche grazie a Gauss che andare dal dentista è più sicuro e meno doloroso... Consigliato a chi vuole sapere sulle spalle di quali umanissimi giganti siamo seduti oggi.

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Voce della critica

Sono anni che Daniel Kehlmann, autore austriaco – nato però a Monaco di Baviera nel 1975 – sbalordisce per giovane età e opere mature. Il suo quinto romanzo, Die Vermessung der Welt, è stato il più clamoroso caso letterario tedesco degli ultimi anni: non succedeva dai tempi del Tamburo di latta di Günter Grass che un'opera di alto valore letterario vendesse quasi mezzo milione di copie e fosse tradotto in venticinque lingue. A Kehlmann piace legare arte, scienza e particolari biografici di uomini famosi. Nel suo romanzo Mahlers Zeit (1999) un fisico geniale si arrovella sul concetto di tempo, mentre in Ich und Kaminski (2003) il protagonista ha i tratti del pittore Balthus. Nel suo ultimo e migliore libro, ora tradotto in un italiano fluido e preciso, La misura del mondo, l'autore si impossessa di due celebrità, con tanto di nomi e cognomi, opere e curricula scientifici. Kehlmann sposta leggermente le coordinate cronologiche, inventa alcuni dettagli inesistenti e diverse bizzarrie di due uomini della scienza: Alexander von Humboldt e Carl Friedrich Gauss, il naturalista e il matematico, che pur indossando gli abiti spirituali della loro epoca sono accompagnati dall'agile e moderno umorismo del giovane autore. Forse La misura del mondo non piacerà ai guardiani della tradizione, del canone e dei generi letterari. Non è una biografia autentica su due famosi eruditi, la cornice storica traballa notevolmente – quasi fosse l'opera di uno "storico pazzo" (come dice Kehlmann in un'intervista). Inoltre l'autore per il suo scopo letterario abusa di due mostri sacri della cultura tedesca, che persino nella Germania divisa avevano qualcosa in comune: l'immagine di Carl Friedrich Gauss (1777-1885), "il principe dei matematici", era immortalata sulle banconote da 10 marchi dell'Ovest, mentre quella di Alexander von Humboldt (1769-1859), "il vero scopritore del Sud America", compariva sulle banconote da 5 marchi dell'Est, di valore penosamente inferiore. Non saranno d'accordo i difensori del buoncostume biografico con i modi in cui Kehlmann bistratta fino al ridicolo i due eccentrici geni, ma questo suo metodo è certamente benefico per l'arte del romanzo. Kehlmann fa di entrambi i celebri scienziati due individui strampalati – e in questo non si allontana forse neanche troppo dalla realtà dei fatti. Abilmente intreccia le vite di Gauss e di Humboldt e crea un felice romanzo d'intrattenimento ambientato nella storia della scienza. La trama ha inizio con l'unico incontro autentico tra i due protagonisti ad un congresso nel 1828 a Berlino: lo stravagante provinciale Gauss è ospite nella casa del nobile mondano Humboldt e le differenze tra i due non potrebbero essere più stridenti. Nel resto del romanzo i singoli capitoli sono dedicati alternativamente ad uno dei due protagonisti e solo verso la fine la trama riprende quei giorni berlinesi, per seguire infine i percorsi separati di questi due giganti posseduti dalla Scienza. Più ancora che per questa raffinata costruzione, il romanzo di Kehlmann nella versione tedesca affascina per la maniera in cui sono riportati i dialoghi, presentati nel congiuntivo presente, un modo che gli permette di trasformare discorsi impacciati e complessi in passaggi fulminei. L'autore evita così il noioso pingpong tipico dei romanzi storici, i discorsi inventati in un linguaggio arcaicizzante (la sapiente noia alla Umberto Eco). Si veda ad esempio il primo incontro tra i due personaggi a Berlino, che secondo Gauss era una "città ripugnante". Humboldt, in modo cerimonioso, "gli dichiarò che era un grande onore, un momento storico per la Germania, per la scienza, per se stesso". Gauss, l'ospite brontolone, per tutta risposta "disse che voleva tornare a casa". I due protagonisti non si capiscono, eppure, grazie alla laconica precisione dell'autore, questa incomunicabilità è breve e indolore. Entrambi sono ossessionati dai numeri e dalle misurazioni, non hanno altro in comune. Gauss proviene da un ambiente sociale modesto, è solo la sua geniale testa matematica a salvarlo dalla povertà, a portarlo al liceo e all'università. Già da ragazzo fa scoperte sensazionali sui numeri primi e sulle orbite dei pianeti. All'età di ventiquattro anni pubblica la sua opera principale, le Disquisitiones Arithmeticae e si abitua alla fama. Quando muore la sua amatissima moglie Johanna, egli sposa la brutta e stupida Minna solo perché era la migliore amica di Johanna. La cattedra universitaria nella sonnolenta Gottinga rende poco, quindi lavora per anni anche come agrimensore. Come in una gag comica, l'impacciato Gauss si aggira per paesaggi e situazioni kafkiani. Lo accompagna come aiutante lo sprovveduto figlio Eugen. Simile all'agrimensore K. ne Il castello di Kafka anche Gauss chiede a tarda ora ospitalità presso la casa di un nobile. Kehlmann sguazza volentieri in scene di questo genere divertendosi con il gioco dei rimandi letterari. Completamente diversa è la situazione di Humboldt, il piccolo grande uomo della ricca nobiltà. Il narratore onnisciente non si sofferma a lungo sull'infanzia in un castello a Berlino, sui rapidi studi del genio per arrivare velocemente all'evento principale: la spedizione in Sud America (1799-1804). Lo strambo prussiano non passa davanti a nessuna caverna e a nessun vulcano senza misurarli. Tutto lo interessa, cannibali e minerali, cadaveri di indios e luoghi sacri degli Incas. È un illuminista di vecchio stampo, non crede in ciò che non vede, la sua fede è l'empiria, e poco gli importano gli enigmi della natura. Lo Humboldt di Kehlmann, a differenza di quello vero, non ama affatto le belle lettere. "I libri senza numeri lo inquietavano" e prova orrore per "romanzi che si tramutano in favole menzognere, perché l'autore mette le sue balzane idee in bocca a personaggi storici". Con queste parole l'autore ironizza sul proprio metodo e si fa tirare le orecchie dalla propria creatura letteraria. Anche il misantropo Gauss la pensa così, per quanto riguarda la letteratura. Per il resto non apprezza affatto questo Humboldt ubriaco di ragione e di tutta "la vecchia scemenza kantiana". Gauss tuttavia se la prende con l'arretratezza della propria epoca ed è convinto che entro poco tempo ci sarebbero state "macchine" in grado di volare "da Gottinga a Berlino in mezz'ora". Inoltre sa per certo che "lo spazio è curvo e il tempo si dilata". A Humboldt, al contrario, tali speculazioni sulla relatività fisica sembrano solo "barzellette". Un abisso separa i due grandi spiriti litiganti. E il lettore si gode il miscuglio di filosofia, scienza, humour e avventura di questo brillante romanzo.   Franz Haas

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La recensione di IBS

Immaginate che due dei più grandi scienziati del passato, Alexander von Humboldt e Carl Friederich Gauss, si incontrino in un giorno di settembre del 1828 a Berlino e che per alcuni giorni le loro vite di geni ormai attempati, ma con tutte le loro debolezze e aspirazioni, timori e goffaggini, glorie e insuccessi, si intreccino sullo sfondo del caos politico e sociale della Germania postnapoleonica. è quello che ha fatto lo scrittore tedesco Daniel Kehlmann, autore di questo romanzo che si potrebbe definire d'avventura filosofico scientifica e che coniuga sapientemente e con grande ironia, storia e invenzione narrativa. L'incontro è lo spunto per raccontare le vite e le imprese di due luminari che hanno inaugurato la scienza moderna in un raffinato gioco di fatti e finzioni, che ne evidenzi la personalità e l'umanità oltre ai meriti scientifici. Kehlmann descrive l'ambiente politico e accademico della Prussia, della Francia, della Spagna, delle Americhe e della Russia, racconta i rapporti familiari, gli affetti e gli amori degli scienziati alle prese con i più svariati e originali campi di studio, svela i loro sogni e ideali, racconta le guerre, il colonialismo, le rivoluzioni dell'epoca dei Lumi. Il risultato è una storia avvincente e divertente in cui campeggiano le figure di un Gauss misantropo dal talento geniale per i numeri, che non riesce a vivere senza una donna e tradisce la moglie a ogni occasione, e di un Humboldt ombroso e solitario, incapace di esprimere i suoi sentimenti se non alle piante e agli animali oggetto delle sue ricerche, uno scienziato a tutto tondo, che si sforza tuttavia di comprendere gli uomini e non è del tutto privo di iniziativa, come dimostra salvando da un triste destino il figlio di Gauss, Eugen. Accanto a loro rivivono personaggi storici che diventano esilaranti personaggi di una commedia fondata su un'assoluta accuratezza storica, come Louis Jacques Daguerre, inventore dell'antenato della fotografia, il dagherrotipo (esilarante il racconto di Humboldt che accoglie Gauss al suo arrivo e appena il collega scende dalla carrozza vuole farsi ritrarre con l'innovativo metodo di Daguerre mentre gli stringe la mano), oppure il famoso filosofo Immanuel Kant (un minuscolo omino inchiodato su una poltrona, a cui Gauss illustra la sua teoria sullo spazio curvo senza successo: in risposta, sussurrando, Kant richiede salsicce per il pranzo) o ancora Nina, la prostituta preferita da Gauss, e il presidente Thomas Jefferson, incontrato da Humboldt durante le sue esplorazioni americane e desideroso di sapere tutto sulla nuova Spagna.
Teoria dopo teoria, scoperta dopo scoperta, esplorazione dopo esplorazione, Daniel Kehlmann, già autore di numerosi bestseller apprezzati da pubblico e critica, conduce i lettori in un viaggio nella storia e nella scienza che appassiona e diverte.

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Daniel Kehlmann

(Monaco 1975) scrittore di lingua tedesca. Trasferitosi con la famiglia a Vienna, ha esordito nel 1997 con Lo spettacolo di Beerholm (Beerholms Vorstellung, nt). Spesso i protagonisti di K. sono uomini che cercano la celebrità, come l’insignificante biografo protagonista di Io e Kaminski (Ich und Kaminski, 2003) o i personaggi reali di La misura del mondo (Die Vermessung der Welt, 2005), romanzo che ha ottenuto grande successo, incentrato sulle figure di Alexander von Humboldt e Carl Friederich Gauss, o il padre e i tre figli al centro de I fratelli Friedland (2014), «conte philosophique» sulla vita inautentica. È uscito nel 2019 Tyll - Il re, il cuoco e il buffone (Feltrielli). Fonte immagine: sito editore Feltrinelli.

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