Il senso di Smilla per la neve

È un mostro sacro della storia del thriller nordico e come tale l'ho trattato. Tuttavia è stato una delusione, almeno in parte. Ammetto di mal sopportare questo genere: le atmosfere sono sempre le stesse, cupe, fredde, malinconiche. Qui si aggiunge anche un lunghissimo viaggio per mare, in mezzo ai ghiacci, che certo non aiuta. La scrittura è buona ma il lavoro di editing è stato fatto male: le scene sono tagliate nei punti sbagliati, scollegate tra loro. Si fa veramente fatica a capire qual è la storia sotto al mistero. A complicare il tutto l'alto numero di personaggi dai nomi danesi/groenlandesi. Per capire veramente le azioni e chi le compie bisognerebbe come minimo prendere appunti. Capite che tutti questi elementi mal si sposano col thriller, un genere in cui è fondamentale calibrare i dialoghi e le scene lasciando che gli indizi emergano poco alla volta. La tendenza tipica dei nordici di descrivere in modo spasmodico il paesaggio e i dettagli peggiora ulteriormente il ritmo, fa passare la voglia di procedere oltre. Dispiace sinceramente, perché le conclusioni a cui si arriva sono interessanti, intelligenti e originali. Se solo ci fosse stata un'attenzione diversa per la scrittura e la regia il risultato sarebbe stato diverso.

Libro bellissimo, assolutamente consigliatissimo. Va letto e gustato con attenzione per le molte sfumature filosofiche, sociologiche, antropologiche. La lettura non è facilissima e il racconto non decolla subito. Se si ha la pazienza di superare le difficoltà si viene premiati con passi memorabili e molto profondi, da appuntare. Smilla, la protagonista, una ragazza nata tra i ghiacci della Groenlandia e trasferitasi in Danimarca, vuole scoprire cosa si nasconde dietro la morte di un ragazzo a lei molto caro. Non è solo un thriller, ma un viaggio esotico alla scoperta di una affascinante e misteriosa Groenlandia, un affresco su una terra di ghiaccio, particolarissima e poco conosciuta. È molto più di un thriller.