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La seconda prigione. «Uscire dal carcere non è che l'inizio. Evadere dal proprio passato, questa è la vera sfida»
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Dettagli

2
1994
1 agosto 1994
260 p.
9788879900096

Voce della critica


recensione di Liber d'Erme, E., L'Indice 1994, n.11

Durante i mesi estivi la stazione televisiva britannica Channel4 ha trasmesso una serie di programmi dedicati al conflitto nordirlandese. Il ciclo voleva mostrare la situazione delle quattro contee dell'Ulster attraverso gli occhi e i racconti dei suoi protagonisti: gli irlandesi. I cortometraggi, i documentari, le rappresentazioni teatrali e i 'talk shows' non potevano suggerire soluzioni, ma hanno rappresentato una rottura rispetto all'informazione di regime che - da trent'anni - caratterizza i 'reportages' dei media britannici sui "troubles". Il ciclo televisivo era accompagnato da una campagna pubblicitaria sulla stampa inglese. L'inserzione a tutta pagina mostrava una foto a colori di un filo della biancheria teso contro un cielo azzurro - appena ombrato da nuvole - sul quale erano stesi un paio di calzini, una camicia, una T-shirt e un passamontagna nero. Era l'immagine di una tregua: accessori della guerriglia momentaneamente dismessi, lavati, lasciati asciugare al sole, per essere poi forse piegati, riposti in un armadio e dimenticati.
Alla fine dell'estate, il 31 agosto, l'esercito repubblicano irlandese annunciava con un comunicato letto alla televisione di Dublino "la completa cessazione delle operazioni militari". Un "cessate il fuoco" aperto, senza una scadenza. In autunno si è fatta strada la possibilità che anche i gruppi paramilitari protestanti si dispongano a cessare le loro attività militari. Un lieto fine - quello che tutti ci auguriamo nell'Irlanda del Nord - che appare raggiungibile attraverso una provocatoria forma di "superamento" di una parte fondante di sé, della propria identità. Non è un caso che gran parte della letteratura irlandese contemporanea si occupi di questo aspetto e che la figura del delatore sia divenuto un 'topos' di "irlandesità". Nel 'Tema' del 'traditore e dell'eroe' contenuto nelle sue 'Finzioni', J. L. Borges vuole raccontare una storia esemplare di tradimento e - dopo diversi ripensamenti (Polonia, la repubblica di Venezia, qualche stato sudamericano o balcanico) - decide per l'Irlanda e scrive la storia di Fergus Kilpatrick, eroe e traditore della rivolta irlandese del 1824, giustiziato dai suoi stessi compagni che, dopo aver scoperto il tradimento, mascherano la condanna a morte dell'eroe con un attentato, infiammando gli animi indignati del popolo ignaro. Uno scenario antico eppure sempre moderno che era stato prospettato - ci si può chiedere quanto consciamente - dallo scrittore nordirlandese Ronan Bennet nel suo romanzo "The Second Prison* uscito nel 1991 da Hamish Hamilton di Londra e ora tradotto in italiano da Orsola Casagrande. Con una prefazione dello stesso Bennet, sono usciti anche i racconti di Gerry Adams - presidente del Sinn Fein e maggiore artefice della pace irlandese - con il titolo "Strade di Belfast".
Ronan Bennet è uno di quei giovani autori sui trent'anni che non amano dichiarare la loro data di nascita, per cui è dato saperne solo il luogo: Belfast. Dalla madre cattolica può aver ereditato il romanticismo e la passione politica, dal padre protestante il rigore morale ed etico. Nel 1974 Bennet venne arrestato per l'omicidio di un poliziotto e giudicato da una Diplock Court, corte composta da un unico giudice, introdotta nell'Ulster dal governo britannico in quell'epoca, e venne condannato all'ergastolo. Dopo un anno a Long Kesh, dove divise la prigionia con Bobby Sands, nel 1981 Bennet fu assolto in appello e si trasferì in Inghilterra. Imprigionato nuovamente nel carcere di Brixton, durante un processo durato tre anni all'Old Bailey si difese con successo dalle accuse di cospirazione e detenzione di esplosivi. Uscito di prigione si laureò in storia legale. Nel 1990 uscì il saggio "Stolen Years: Before and After Guildford", un resoconto del processo e dell'incarcerazione di Paol Hill (la figura del film "In nome del padre") con una biografia di Hill stesso, "Overthrown by Strangers".
"La seconda prigione" è un romanzo parzialmente autobiografico, che fa palese riferimento alla militanza tra le file repubblicane del giovane Bennet negli anni settanta, all'esperienza del carcere, quello di Brixton in particolare (le cui atmosfere vengono ricreate con grande suggestione) e alla frequentazione di tutto un mondo "clandestino" legato alle organizzazioni paramilitari repubblicane. Il genere scelto è quello del thriller psicologico, il taglio stilistico è rigorosamente classico. Nella prima parte del romanzo una scacchiera di 'flash back' permette la ricostruzione di un episodio di delazione avvenuto a Belfast negli anni ottanta. All'episodio si sovrappone la descrizione della quotidianità nel carcere di Brixton e il racconto degli interrogatori tra il poliziotto inglese della squadra speciale contro il terrorismo, Alexander Tempest, e il protagonista: Augustine Kane, militante dell'Ira, responsabile dell'unità operativa che decretò in ambigue circostanze l'esecuzione di un sospetto delatore. Questa prima parte potrebbe essere un romanzo a se stante, compiuto e profondamente impegnato, che illumina i meccanismi che governano la violenza politica e quelli che guidano il regime imperialista. Augustine Kane è un uomo le cui assolute certezze sono state messe in discussione da eventi che provocano dubbi e ripensamenti dolorosi. Kane crede nella causa e la vive con una dedizione assoluta, che inibisce ogni relazione con la "normalità", con il mondo esterno. I suoi dubbi vengono alimentati dalle informazioni fornite da Alexander Tempest durante i loro incontri: più che interrogatori, atti di guerra psicologica. Tempest sembra essere già a conoscenza di tutto, di ogni dettaglio della vita di Kane e delle persone che da anni hanno gravitato attorno a lui. Seguendo uno schema implacabile e diabolico svela a Kane la catena di delazioni e di tradimenti di cui è stato oggetto nel corso della sua attività terroristica, nell'intento di annichilirne la determinazione e distruggerne la personalità. In prigione Kane conosce Benny e Ralph, due delinquenti comuni che gli apriranno nuove - inaspettate - prospettive per il suo futuro.
La seconda parte del romanzo, tutta ambientata a Londra e narrata in tempo reale, è un poliziesco tradizionale, con tutti i requisiti essenziali per catturare l'attenzione del lettore. Non mancano inseguimenti, colpi di scena, accattivanti pagine di sesso, una forte tensione narrativa e l''exploit' finale. Le verità scomode vengono svelate, la catena di delazioni viene ricostruita, le relazioni tra i più disparati personaggi che popolano il libro e che in un primo momento potrebbero apparire sorprendenti risultano a una seconda lettura più che prevedibili. Il protagonista riesce addirittura a fuggire sano e salvo dalla sua "seconda prigione" ovvero dal suo passato, dalla fissità ripetitiva della storia.
Questo lieto fine esprime una voglia di pacificazione dettata dalla necessità di cambiare, di uscire dagli schemi discutibili dell'opposizione armata per iniziare una nuova vita. Un processo che, come sembra suggerire Bennet, deve essere in primo luogo individuale per potersi poi tradurre in un'esperienza collettiva e politica.

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