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La scuola degli italiani - Adolfo Scotto di Luzio - copertina
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La scuola degli italiani - Adolfo Scotto di Luzio - copertina

Descrizione


Il volume traccia la storia dell'istituzione scolastica in Italia dalle sue origini risorgimentali alla riforma Moratti. Specchio delle speranze e dei progetti della classe dirigente liberale nel momento della nascita dello Stato unitario, la scuola riveste un ruolo di primo piano nella complessa fase dell'edificazione della nazione; in questa prospettiva una speciale attenzione è dedicata alla storia dell'istruzione tecnica e professionale. L'autore segue l'evoluzione dell'istituzione nel succedersi dei regimi e delle riforme, sottolineando in particolar modo la centralità della questione scolastica nell'Italia repubblicana e ricostruendo il confronto avvenuto in merito fra cultura comunista e cattolica. Il forte legame con la carica utopica della nascita della repubblica e della costituzione rende conto per l'autore sia della sua forte ideologizzazione, sia della crisi di legittimazione che la scuola, pur conservando elementi di forza, si trova a vivere oggi.
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Dettagli

2007
20 settembre 2007
423 p., Brossura
9788815119322

Voce della critica

L'autore definisce questo libro "la storia di una scomparsa". Nel sottolineare infatti quello che giudica il grande divario fra l'apporto del modello gentiliano alla cultura nazionale (qui interpretato come distinto dalla politica scolastica fascista) e l'evolversi successivo del sistema d'istruzione, quale motivo della frattura creatasi nel dopoguerra fra società e scuola, egli indica l'inconciliabilità fra la cultura liberale da un lato, che aveva organizzato, in base a una "logica territoriale", la scuola italiana nell'Ottocento, e dall'altro le culture cattolica e comunista, che successivamente pretesero di influenzarla, sotto la "pressione uniformante dei linguaggi di massa". Cattolici e comunisti si scontrarono a lungo, con l'intransigenza di un Concetto Marchesi a offrire proprio ai cattolici nel secondo dopoguerra, su un piatto d'argento, i privilegi di cui essi si sarebbero in seguito giovati. Siffatti movimenti nulla ebbero a che fare con il processo di "omogeneizzazione culturale" nato dall'unità d'Italia, nel contesto di un dibattito i cui termini sono qui molto ben richiamati. "La scuola è un modo di gestione dell'ineguaglianza", afferma Scotto di Luzio. Ma negli ultimi anni, osserva, ha prevalso il "linguaggio della vittima"; la femminizzazione progressiva del corpo docente ha corroborato la convinzione che la scuola debba essere materna, mite e accogliente; il livello educativo sta rovinosamente calando. Sembra peraltro che l'autore non apprezzi i cospicui passi avanti compiuti dalla scuola italiana sotto il profilo della comunicazione allievi-docenti e nella modernizzazione delle tecniche di insegnamento. Daniele Rocca

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Conosci l'autore

Adolfo Scotto di Luzio è professore di Storia della pedagogia all'Università di Bergamo. Si è occupato a lungo e si occupa tuttora di temi relativi alla storia della cultura in Italia tra Otto e Novecento, con particolare attenzione all'epoca fascista e alla storia della scuola e dell'educazione. Per Einaudi, ha collaborato al volume La Lombardia della serie Le Regioni. Dall'Unità ad oggi, al Dizionario del Fascismo diretto da Sergio Luzzatto e Victoria de Grazia e all'Atlante storico della letteratura italiana. Con il Mulino, ha pubblicato L'appropriazione imperfetta. Editori, biblioteche e libri per ragazzi durante il fascismo (1996), il Liceo classico (1999), La scuola degli italiani (2007), Senza educazione. I rischi della scuola 2.0 (2015). Per Bruno Mondadori...

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