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Anno edizione: 2000
Anno edizione: 2021
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recensioni di Rognoni, F. L'Indice del 2000, n. 10
Tutt'altro che sorprendente che, nel 1960, proprio a W.H. Auden (1907-1973) venisse commissionato di compilare The Viking Book of Aphorisms. Infallibile nella scelta delle epigrafi (la pi— bella e profonda Š forse quella per Note sulla musica e sull'opera, da Hofmannsthal: "Il canto ha quasi del miracoloso, poich‚ rappresenta il controllo di ci• che Š altrimenti puro strumento di egotismo: la voce umana"), Auden Š infatti egli stesso uno straordinario inventore di aforismi, e la sua scrittura saggistica - e la sua conversazione (si dice) - ne Š disseminata. Anzi, talvolta, come appunto nelle Note sulla musica, in quelle Sul comico, o nella doppia suite - Leggere e Scrivere - che fa da prologo all'edizione originale di The Dyer's Hand (dall'Adelphi ora sdoppiata nella Mano del tintore (1999) e in questo Scudo di Perseo) -, non si tratta che di pensieri e aforismi staccati: come in una specie di riscaldamento, un pi— rapido assaggio degli argomenti.
I quali sono disparati, e non tutti principalmente letterari. C'Š il teatro di Shakespeare, ma anche una sconfinata passione per l'opera (e l'intuizione che Falstaff trovi davvero se stesso solo in Verdi). C'Š la poesia americana, soprattutto Whitman, Frost e Marianne Moore; ma anche un poscritto su "l'onnipotenza del dollaro" ("Il grande vizio degli americani non Š il materialismo, ma la mancanza di rispetto per le cose materiali"). Ci sono Lawrence, Dickens, Cervantes, e il Byron "acrobatico" del Don Juan ("La poesia seria esige che il poeta tratti le parole come se fossero persone, mentre la poesia comica vuole che vengano trattate come cose"). Ma en passant c'Š anche una lista dei "dieci assiomi" comuni a ogni sogno edenico ("Il S‚ viene soddisfatto in ogni sua richiesta; l'Io Š approvato in ogni sua scelta", ecc.); una continua riflessione sui rapporti fra Cristianesimo e Arte (a detta di Auden, "il vero soggetto del libro nella sua interezza, il tema che mi ha dettato la scelta dei pezzi e il loro ordine"); e insomma un'infinit… di digressioni - pi— o meno velatamente omosessuali, ma in realt… per tutti i gusti.
Come in certe pagine, sparse un po' dappertutto, sul sentimento dell'amicizia ("Godiamo delle caricature dei nostri amici perch‚ non vogliamo pensare ai loro possibili cambiamenti, soprattutto alla loro morte"); o in questo straordinario aside su Narciso, che preso troppo sul serio metterebbe in crisi tutta la tradizione iconografica e letteraria: "I greci immaginavano Narciso come un giovane sottile, ma a parer mio si sbagliavano. Io lo immagino come un corpulento uomo di mezz'et…: un uomo col pancione, infatti, magari si vergogna di esibirlo in pubblico, ma in privato lo ama teneramente; pu• essere un bambino sgradevole da guardarsi, ma Š il suo bambino, e se lo Š fatto tutto da s‚".
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