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Lo scudo di Perseo - Wystan Hugh Auden - copertina
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scudo di Perseo

Descrizione


Con questo volume si completa la raccolta di saggi riuniti da Auden sotto il titolo "La mano del tintore". Qui Auden passa dalla più generale riflessione sulla pratica letteraria, sul leggere e sullo scrivere, all'analisi di generi, testi e fenomeni specifici, con quel suo consueto procedere per avvicinamento concentrico che gli consente di introdurre e sviluppare, per associazione o per analogia, tutta una serie di "punti di fuga" che commentano, dilatano e arricchiscono il discorso critico.
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Dettagli

2000
24 maggio 2000
436 p.
9788845915215

Voce della critica


recensioni di Rognoni, F. L'Indice del 2000, n. 10

Tutt'altro che sorprendente che, nel 1960, proprio a W.H. Auden (1907-1973) venisse commissionato di compilare The Viking Book of Aphorisms. Infallibile nella scelta delle epigrafi (la pi— bella e profonda Š forse quella per Note sulla musica e sull'opera, da Hofmannsthal: "Il canto ha quasi del miracoloso, poich‚ rappresenta il controllo di ci• che Š altrimenti puro strumento di egotismo: la voce umana"), Auden Š infatti egli stesso uno straordinario inventore di aforismi, e la sua scrittura saggistica - e la sua conversazione (si dice) - ne Š disseminata. Anzi, talvolta, come appunto nelle Note sulla musica, in quelle Sul comico, o nella doppia suite - Leggere e Scrivere - che fa da prologo all'edizione originale di The Dyer's Hand (dall'Adelphi ora sdoppiata nella Mano del tintore (1999) e in questo Scudo di Perseo) -, non si tratta che di pensieri e aforismi staccati: come in una specie di riscaldamento, un pi— rapido assaggio degli argomenti.
I quali sono disparati, e non tutti principalmente letterari. C'Š il teatro di Shakespeare, ma anche una sconfinata passione per l'opera (e l'intuizione che Falstaff trovi davvero se stesso solo in Verdi). C'Š la poesia americana, soprattutto Whitman, Frost e Marianne Moore; ma anche un poscritto su "l'onnipotenza del dollaro" ("Il grande vizio degli americani non Š il materialismo, ma la mancanza di rispetto per le cose materiali"). Ci sono Lawrence, Dickens, Cervantes, e il Byron "acrobatico" del Don Juan ("La poesia seria esige che il poeta tratti le parole come se fossero persone, mentre la poesia comica vuole che vengano trattate come cose"). Ma en passant c'Š anche una lista dei "dieci assiomi" comuni a ogni sogno edenico ("Il S‚ viene soddisfatto in ogni sua richiesta; l'Io Š approvato in ogni sua scelta", ecc.); una continua riflessione sui rapporti fra Cristianesimo e Arte (a detta di Auden, "il vero soggetto del libro nella sua interezza, il tema che mi ha dettato la scelta dei pezzi e il loro ordine"); e insomma un'infinit… di digressioni - pi— o meno velatamente omosessuali, ma in realt… per tutti i gusti.
Come in certe pagine, sparse un po' dappertutto, sul sentimento dell'amicizia ("Godiamo delle caricature dei nostri amici perch‚ non vogliamo pensare ai loro possibili cambiamenti, soprattutto alla loro morte"); o in questo straordinario aside su Narciso, che preso troppo sul serio metterebbe in crisi tutta la tradizione iconografica e letteraria: "I greci immaginavano Narciso come un giovane sottile, ma a parer mio si sbagliavano. Io lo immagino come un corpulento uomo di mezz'et…: un uomo col pancione, infatti, magari si vergogna di esibirlo in pubblico, ma in privato lo ama teneramente; pu• essere un bambino sgradevole da guardarsi, ma Š il suo bambino, e se lo Š fatto tutto da s‚".

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Conosci l'autore

Wystan Hugh Auden

(York 1907 - Vienna 1973) poeta inglese. Studiò a Oxford, nel collegio di Christ Church, e dopo vari viaggi in Germania insegnò in una scuola elementare. Nel 1930 pubblicò il primo volume di Poesie (Poems); in seguito collaborò con l’amico Christopher Isherwood alla stesura di tre opere teatrali in versi, Il cane sotto la pelle (The dog beneath the skin, 1935), L’ascesa di F6 (The ascent of F6, 1936) e Alla frontiera (On the frontier, 1938). Nel 1936 partecipò alla guerra civile spagnola, nelle file dei repubblicani; nel 1938 sposò la figlia di Thomas Mann, Erika, e l’anno seguente si trasferì negli Stati Uniti, dove prese la cittadinanza americana. Tornò in Inghilterra per un breve periodo nel 1956, per assumere la cattedra di poesia a Oxford. Oltre alle opere citate pubblicò, tra l’altro,...

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