Scritto nelle ossa

Molto interessante la descrizione della piccola isola sperduta nel grande Nord e della vita che conduce la sparuta comunità che la abita, il che già distingue questo thriller dai molti che si svolgono in metropoli affollate e isteriche. Le vicende tragiche sono costantemente accompagnate dalle descrizioni di una terribile tempesta che si abbatte su Runa e che costringe i suoi abitanti ad agire sotto un cielo nella migliore delle ipotesi plumbeo, quando non nel buio più assoluto, facile metafora dell'anima nera di chi trama non visto, tanto è vero che in coincidenza della soluzione dell'enigma torna a splendere il sole con un sorta di "passata è la tempesta...". Diciamo che vale anche per questo giallo la regola secondo cui il meno sospettato è il colpevole, ma l'autore ha saputo inserire almeno due colpi di scena che lasciano col fiato sospeso il lettore. Lo stile è fluido e in sintonia con la suspense. A volte un troppo caricati i personaggi che dovrebbero distaccarsi un po' di più dal cliché con cui nascono (la giornalista ficcanaso, il sergente perennemente scorbutico, i marinai rozzi etc. etc. )

Il dott. Hunter, noto antropologo forense, si reca in una remota isoletta delle Ebridi, al largo della costa scozzese, x indagare su un cadavere incenerito, rinvenuto in un cottage di montagna abbandonato. Il corpo è completamente carbonizzato, tranne una mano e i piedi: un classico caso di autocombustione accidentale. Il dott. Hunter, però, sospetta si tratti di un omicidio, e mentre una furiosa tempesta taglia Runa fuori dal mondo, interrompendo ogni comunicazione con la terraferma, avvengono nuovi delitti. Gli abitanti sono sconvolti: forse un assassino si nasconde fra loro. La suspense non manca, con un colpo di scena a ogni pagina, ma la catena di omicidi è davvero eccessiva, i moventi sono deboli, la storia è insostenibile. Nei gialli il colpevole è sempre l'insospettabile, e si sa bene che il delitto non paga, però l'esagerazione non rende la storia più avvincente ma forzata e improbabile. I personaggi sono stereotipati e prevedibili: sulle orme di K. Reichs, gli anatomopatologi investigatori sono di moda, ma tanti delitti x tre maggiordomi sono troppo. Il finale in sospeso, che lascia intendere un proficuo sequel, diventa una sgradevole operazione commerciale. Un libro non è un telefilm, con "il seguito alla prossima puntata". Più interessante della storia gialla è l'approfondimento scientifico dell'effetto del fuoco sui corpi e la descrizione di una piccola comunità isolana, unita nelle avversità e solidale nella difesa dei propri segreti di fronte all'intrusione di estranei. Nel complesso, il romanzo mi ha deluso e non mi ha indotto a leggere altre avventure del dott. Hunter, anche se lo stile è piacevolmente scorrevole.

La storia è affascinante; l'ambiente è ottimamente descritto e mette in luce la routine di un'isola sperduta nelle Ebridi Esterni scozzesi, spezzata da una serie di efferati delitti che danno molto filo da torcere all'antropologo forense David Hunter. Gli accadimenti si svolgono in un'atmosfera soggiogata dagli elementi avversi della natura. Tutto ciò che sembra avere una soluzione è invece illusione; i colpi di scena si susseguono fino all'ultima riga del romanzo, Consigliatissimo.