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Il libro non nasconde il suo carattere educativo, di narrativa per ragazzi, direi dalle ultime classi delle elementari a quelle della media (9-14 anni circa). Ma ciò non toglie che possa essere utilmente letto, e con piacere, anche dagli adulti. Il sottoscritto, che ha 76 anni, lo ha letto con gusto e interesse e a tratti anche con viva emozione. Scritto da un'insegnante di scuola media che è al suo terzo romanzo, il libro intreccia almeno tre filoni tematici. 1) Quello dell'ambiente, natura e lavoro contadino, in cui la stessa autrice è cresciuta e che conosce bene. Tutta una serie di descrizioni e di informazioni assumono uno spessore di verità, da antropologia culturale, di documentazione di mille aspetti di vita contadina del Novecento fino agli anni più vicini a noi e l'abbandono in massa delle campagne nel corso degli anni Sessanta e Settanta o la trasformazione dei mezzadri in coltivatori diretti. Questa epocale trasformazione dell'agricoltura marchigiana è bene rappresentata nel libro che si svolge in una zona agricola del Montefeltro, simile a quella di Urbania. 2) Quello proprio del ragazzino protagonista in rapporto con la famiglia, in particolare il padre. Ci sono i problemi della crescita, i piccoli e grandi drammi della famiglia visti con la mentalità del ragazzo, il suo sentimento sempre maggiore di autonomia, di indipendenza, di solidarietà con i familiari, di responsabilità, di volontà di contribuire al lavoro comune. E anche i momenti di crisi in cui il giovane si sente incompreso. 3) Quello dell'immersione nella natura, nella vita dei campi coltivati come in quella della natura ancora selvaggia. L'incontro con un capriolo sviluppa un'empatia viva che diventa relazione sentimentale importante per la crescita del ragazzo, che spia la vita dell'animale, gli si avvicina, lo protegge. Qui c'è una visione ecologica del rapporto fra uomini e animali e sull'equilibrio e sul rispetto della natura. Che però rifugge da forme favolistiche non verosimili.
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