Schopenhauer e la Vispa Teresa. L'Italia, le donne, le avventure

Un libro godibilissimo, allietato da una scrittura fluida, accattivante, coinvolgente, a tratti graffiante. Un testo in cui emerge il lato più intimo di Schopenhauer; un aiuto in più per comprendere meglio a amare maggiormente -se ce ne fosse ancora bisogno- il grande filosofo. Lettura indubbiamente consigliata.

Graffiante, polemico, inattuale, salace, Verrecchia sa narrare le vite dei grandi con quel tono di malizia e di risentimento che è necessario, tanto più trattandosi dell'irridente Schopenhauer e, aggiungerei, dinanzi allo spettacolo paludoso dell'accademia italiana, che ha sgretolato la grande filosofia facendone merce da cattedra, pretesto concorsuale o intrattenimento da salotto. Bellissime anche le pagine su Adele Schopenhauer.

Schopenhauer, attento e meticoloso nell’esporre ogni aspetto, ogni ineluttabile esito della propria eccelsa filosofia (ad oggi forse la migliore interpretazione del mondo), fu invece assai parco di notizie autobiografiche e di confessioni sentimentali. Pertanto non si può che accogliere con grande curiosità e diletto la presente opera del Verrecchia che, partendo da pochi (ma gustosi) indizi, da vaghe testimonianze e da personali indagini sul campo, ricostruisce con acuta sensibilità storica le piccanti avventure del filosofo nella “galeotta” Italia. Con penna sempre penetrante ed arguta il “detective” Verrecchia ci presenta qui un insolito Schopenhauer: più in balia dei flutti della vita che sulla riva a compatire i propri simili in affanno fra le onde. Da queste pagine, in cui la puntuale analisi dei documenti storici si alterna a vivaci ed ammiccanti commenti, par di veder occhieggiare sornione il De Sanctis quando disse: “Schopenhauer continua a morire senza cessar di vivere”.