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L'opera seconda di Bertolini è una bella conferma. Ancora un romanzo storico nell'entroterra di Genova con evidenti somiglianza con "Pollentia": là l'invasione dei Goti, qui l'incursione del Saraceni. Ricostruzione romanzesca, ma credibile. Più che il singolo eroe, emerge la coralità del popolo di fronte ai grandi eventi della storia e i valligiani di Campus (discendenti di quelli che affrontarono i Goti) anche nel X secolo non smentiscono il DNA: orgogliosi, affezionati ai loro monti, leali e coraggiosi. Perfetti per una grande storia romanzata, forse anche simbolo di un senso di comunità oggi sconosciuto. E' vero che i personaggi sono tracciati senza tante sfumature, ma sono comunque sufficientemente credibili per poterci immergere nella Storia con il punto di vista delle persone reali. Anche stavolta gli eventi offrono un bel margine di immaginazione, perché sull'attacco del 935 a Genova un po' di fonti esistono, ma su ciò che accadde in tanti altri centri della Liguria e del Piemonte i vuoti non mancano. L'autore ne approfitta per maneggiare con un po' di libertà i personaggi esisti, da Aleramo al vescovo di Genova. Nella descrizione dei luoghi, degli oggetti e degli equipaggiamenti Bertolini dà il meglio, evidenziando un grande lavoro alle spalle del testo. Poi ci sono i protagonisti, più o meno umili. C'è Rubaldo, capo dei valligiani, che non sfigura di fronte a personaggi di ben altro rilievo. Ci sono gli amori (il miles Aimerico e Bianca vivono un sogno, per il nobile Imberto e l'ebrea Rebecca le cose sono un po' più complesse). Un libro da leggere non solo per chi conosce i luoghi o ha passione per quei fatti storici, ma per chi semplicemente vuol godersi un bel romanzo. Davvero epiche, per esempio, le pagine in cui i saraceni cercano di stanare i valligiani nascosti. Insomma, un libro per tutti, un testo gradevole con una visione storica piuttosto libera ma tutt'altro che inattendibile.
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