Sara e Simón

Ci sono due protagonisti: Sara Mendez e il golpe in Uruguay del 1973. La prima metà del libro racconta l'atmosfera tesa, il malcontento della popolazione, la precaria situazione economica del paese e le prime insurrezioni che in seguito al golpe sarebbero state represse nel sangue. In sordina l'esistenza di Sara si svincola dalla paura e dalle imposizioni dittatoriali del governo militare entrando a far parte dei Tupamaros ovvero il "Movimento di Liberazione Nazionale", un'organizzazione di guerriglia urbana di ispirazione marxista. Questa scelta la costringerà a doversi nascondere, cambiare identità e abbandonare il proprio paese. Nonostante tutto non rinuncerà al desiderio di diventare madre ed il 22 giugno 1976 venne alla luce Simón ma Sara riuscirà a coccolare suo figlio solo una ventina di giorni prima di essere catturata dai militari uruguiani ed essere costretta ad abbandonarlo. Verrà rinchiusa, picchiata, torturata ed incarcerata. Dopo svariati anni di prigione verrà rimessa in libertà e di lì inizierà la seconda parte del libro, la straziante ricerca di Simón. Una storia estremamente dolorosa, ancor più quando ho scoperto che si tratta di una storia vera. La maternità, la ricerca dell'identità, la dittatura, le ingiustizie tutti temi che si intrecciano a comporre una storia che non termina con questo libro ma che continua con le interviste, gli articoli di giornale e una ninna nanna "Angelitos" di José Carbajal.