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Il sapere dell'esperienza - Paolo Jedlowski - copertina
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Descrizione


In una lettera a Theodor Adorno, Walter Benjamin rintracciava le origini della propria teoria sull'esperienza in una frase del fratello: "Dunque, saremmo stati qui". Il condizionale inserisce un dubbio in una constatazione altrimenti banale: l'elaborazione dell'esperienza si avvia mettendo in discussione ciò che è ovvio per il senso comune. L'esperienza è quello che si vive e si deposita nelle persone, ma è anche il movimento che a tratti fa chiedere il senso dello stare nel mondo e permette di trarre partito da ciò che si sa e di ri-orientare il cammino. Con un capitolo nuovo, scritto per l'occasione, l'autore ripropone un volume che ha aperto una nuova stagione negli studi delle scienze sociali e rappresenta un punto di riferimento fondamentale in materia.
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Dettagli

2008
31 gennaio 2008
224 p.
9788843044252
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Indice

Presentazione
Ringraziamenti
Parte prima. Il mondo dato per scontato
1. L’abitudine e il dubbio
2. Il senso comune
3. Certezze presunte
4. Quello che sanno tutti e quello che sa ciascuno
Parte seconda. Esperienze
5. Di alcune metamorfosi
6. L’eclissi dell’esperienza tradizionale
7. L’esperienza moderna
8. L’esperienza mediata
9. Verso il postmoderno
Parte terza. Fra esperienza e senso comune
10. Per un’idea di esperienza
11. Intermittenti risvegli
12. Ciò che stiamo attraversando
13. Consistenza
14. Conseguenze
Note
Postfazione.

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Mattia Tedesco
Recensioni: 5/5

Il testo,senza presentarsi come tale, rimane un viatico fondamentale per comprendere la "tarda modernità" in cui siamo situati. Se si vuole conoscere quali sono stati i mutamenti profondi ed i tratti peculiari che si sono cristallizati in superficie,nelle società occidentali moderne,questo testo aspetta solo di venire attraversato con curiosità e pazienza. I due argomenti portanti che avviano e portano alla conclusione questo poderoso saggio sono il "senso comune" e il multiforme concetto di "esperienza"(o di esperienze)e purtroppo non ho caratteri sufficienti per potermi inoltrare nella descrizione di questi. L'oscillazione,il ritmo ed il passaggio da una dimensione cognitiva e percettiva all'altra,tra questi due poli appena menzionati, è la chiave di volta per provare a comprendere due affascinanti concetti storico-filosofici.Concetti da cui,tra le tantissime cose che implicano e fascino a parte,dipende il delicatissimo stato del nostro conoscere il mondo e i nostri simili. Questo saggio di teoria sociale è intriso di filosofia,sociologia raffinati all'inverosimile, con un'attenzione a non sbilanciare il testo con "inflessioni" di valore da parte dell'autore,purtuttavia bilanciando l'avalutatività imprescindibile nella scienza in questione(la sociologia) con un'umanità e un amore teso alla conoscenza in sè("iuxta propria principia"). Il testo però non è sbilanciato né nella forma che nel contenuto,perché l'autore opta per un doppio registro che è sia formalmente pregievole che costitutvamente articolato,mi sembra,e potrei sbagliarmi di grosso,che la tessitura dei capitoli scorra in maniera circolare:si ritorna "ritmicamente" sui punti che sono cari all'autore,ma non tanto per sdottoreggiare o esibirne il possesso ma per smontarli e rimontarli davanti al nostro sguardo,per aiutarci a comprenderli,prendendone confidenza da punti di vista plurimi,simili ma anche abituandoci alla traiettoria di eventuali provenienze/diramazioni inusuali. Poi,si sa,repetita iuvant.

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1478
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Libro a mio parere noioso

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Conosci l'autore

Paolo Jedlowski

1952, Milano

Paolo Jedlowski è professore ordinario di Sociologia generale presso l’Università della Calabria. Si è occupato a lungo di sociologia della cultura e della vita quotidiana, approfondendo in particolare i rapporti tra memoria e narrazione, temi per i quali è considerato uno dei sociologi italiani più influenti e originali. Fra i suoi libri più recenti: Il racconto come dimora. «Heimat» e le memorie d’Europa (Bollati Boringhieri 2009), Il mondo in questione. Introduzione alla storia del pensiero sociologico (Carocci 2009), In un passaggio d’epoca. Esercizi di teoria sociale (Orthotes 2012), Intenzioni di memoria. Sfera pubblica e memoria autocritica (Mimesis 2016).

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