Le sante stolte della Chiesa russa

Se tutti siamo chiamati ad “essere santi e immacolati di fronte al Signore nella carità, per essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà” (cf Ef 1,4), se papa Francesco ci ha richiamato alla santità della porta accanto, resta che lo Spirito continua suscitare presenze in cui lui lavora in modi inconsueti. Sono tante le figure che sono un forte richiamo ad andare al di là della crosta di una dignità di vita più apparente che reale, ma una raccolta di vite di sante stolte colpisce ancora di più, in quanto esse sono ai margini di una vita ecclesiale, anche quando frequentano le chiese, e sono da qualche padre riconosciute e da qualche superiora di monastero accolte come ospiti: il loro habitat preferito sono le case di campagna e le strade. Le loro figure mostrano un loro radicale appartenere a Cristo e ai bisognosi, in senso materiale e spirituale, che fa loro sopportare ogni miseria, disprezzo, accusa che l’ apparente stoltezza procura loro; in realtà il dono di saper leggere nei cuori e nei pensieri e la preveggenza nei riguardi del futuro stupisce e insieme rivela che esse sono divenute spazio libero per lo Spirto. I due saggi introduttivi ci aiutano a riflettere sul nostro bisogno di distinguere tra uomini e donne, tra occidente ed oriente, come a voler organizzare distanze, mentre, se uno scorre le date che arrivano a metà 900, può farsi emergere il dubbio, che donne così siano ancor oggi sparse sulla terra tutta: come per noi occidentali un Benedetto Labre, ci ricordano che la santità si nasconde non solo nel quotidiano, ma nel margine. Libro da leggere per non addomesticare troppo l’idea di santità!