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Santa Evita - Tomás Eloy Martínez - copertina
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Santa Evita

Dettagli

1996
30 maggio 1996
324 p.
9788877469045

Voce della critica

ELOY MARTíNEZ, TOMáS, Santa Evita, Guanda
DUJOVNE ORTíZ, ALICIA, Evita, un mito del nostro secolo
recensione di Riera Rehren, J., L'Indice 1997, n. 6

Il termine "peronista" è entrato ormai a far parte del lessico politico italiano come aggettivo insultante, sinonimo di "populista", "demagogo". La destra sociale sarebbe "peronista", Berlusconi pure, e anche la sinistra irresponsabile quando non dimostra sufficiente "senso dello Stato". Senza nessuna intenzione di schierarsi a favore o contro quel movimento si potrebbe però ironizzare sul malcostume linguistico, sul modo di esprimersi approssimativo di tanti politici e giornalisti, sull'uso improprio di parole che invece hanno un preciso significato, sulla violenza nominale degli ignoranti, e perciò definire anche siffatte manifestazioni come "peroniste" o, volendo infierire, "sudamericane". Ingiuria quest'ultima assai quotata nella borsa gergale del palazzo e dei giornali. Come si sa, il peronismo è sudamericano di origine, quindi tutto torna.
Chi volesse, in Italia, superare la palude del luogo comune e soddisfare la curiosità - a questo punto legittima - di addentrarsi nella conoscenza dei principali protagonisti di quel complesso fenomeno politico e sociale che fu il peronismo nell'Argentina degli anni quaranta-cinquanta, e soprattutto della figura emblematica di Eva Perón, ha ora la possibilità di leggere questi due bei libri - certo non sospettabili di "peronismo" - nei quali in modi diversi si cerca di mettere a fuoco la figura storica che ha colpito così potentemente l'immaginario collettivo del suo paese e avuto un peso non indifferente nelle vicende politiche argentine e non solo.
Il culto misticizzante di Eva Perón è in gran parte tramontato nell'Argentina odierna, almeno nella forma attiva e di massa che ebbe fino agli anni sessanta e primi settanta, e cioè fino al disastro dell'ultimo governo di Perón e di sua moglie Isabelita, e alla sconfitta del movimento Montoneros, ultima espressione del peronismo eversivo, che si richiamava con forza alla figura di Evita ("Si Evita viviera serîa Montonera"...). Ma, senza che sia chiaro il perché, il fantasma della piccola sartina di Junîn riattizza periodicamente antiche passioni e provoca nuove discussioni, e di questi tempi lo fa nella forma di libri e film che varcano ampiamente le frontiere del suo paese. Forse ci si potrebbe chiedere se questo interesse letterario e artistico sia legato a una specie di attualità del personaggio Eva Perón nel rapporto che una certa idea di modernità istaura fra la politica e la rappresentazione della politica, fra l'idea e l'immagine di un ideale.
Sia il libro di Alicia Dujovne - di taglio classicamente biografico - sia quello di Eloy Martínez - un saggio romanzesco sull'impossibilità di rappresentare Evita al di fuori di un immaginario fantastico e mitologico - cercano di ricondurre il personaggio a un contesto comprensibile per il lettore di oggi, a un punto di vista neutrale, finalmente sottratto alla dicotomia peronismo-antiperonismo, che appariva insuperabile fino a poco tempo fa. Tuttavia, ed è questo il punto che più ci interessa nelle diverse letture di Evita, nessuno di questi due tentativi si prefigge - sarebbe stata senz'altro un'operazione mistificatoria - lo scopo di "normalizzare" il personaggio di Eva Perón, di restituire alla storia un'immagine sociologicamente e psicologicamente ripulita in funzione di una ricostruzione obiettiva dell'epoca in cui visse e agì. Evita continua a essere vista e interpretata inevitabilmente come protagonista politico, ma soprattutto come personaggio centrale di un dramma letterario, perché non è possibile sottrarsi al suo grande fascino tragico.
I due libri lavorano intorno alla domanda ricorrente: Eva Perón è stata una formidabile manipolatrice dell'anima e del corpo di milioni di miserabili che vedevano in lei l'unica, estrema speranza di riscatto, o è stata una donna che, seppur in modo istintivo e prepolitico (o postpolitico), si batté genuinamente per i poveri e contro le oligarchie di sempre? Entrambi scavano nei tanti aspetti del personaggio, senza mai neppure adombrare una risposta che possa apparire rassicurante, e appaiono in certo modo complementari. La biografia di Dujovne lavora con materiali d'archivio tenuti a lungo segreti e riesce a riempire molte zone d'ombra nella ricostruzione minuziosa della vita e delle opere di Eva Perón. E in questo senso si tratta di un lavoro storiografico di innegabile valore, portato a termine ai margini degli schiaramenti di parte. Il libro di Eloy Martínez si propone invece un compito più aderente al mito popolare di Evita. Dando per scontata molta informazione di dominio pubblico, l'autore si immerge in una ricerca, basata in gran parte su testimonianze dirette e personali - ma anche su una mole sostanziosa di materiali già utilizzati nel suo precedente e ben documentato libro La Novela de Perón -, il cui scopo è costruire una possibile versione della sorte del corpo di Evita dopo la morte. La vita e la morte di Evita, il corpo martoriato e la malattia, il corpo imbalsamato e la leggenda che continua ad agire simbolicamente come promessa di riscatto popolare e come incubo per la casta militare che non riesce a farla sparire.
Il mito di Evita appare ovviamente in queste ricostruzioni come una leggenda antica, ma anche moderna, altrimenti il suo fascino non riuscirebbe a coinvolgere nessuno. Antica nel senso che la sua è una storia che consente la messa in gioco di archetipi di segno quasi atemporale - le grandi questioni che riguardano un intimo rapporto dell'individuo con il potere -, e moderna perché sono pochi gli elementi della sua tragedia in cui non proviamo una viva sensazione di prossimità, di attualità, ma soprattutto perché il contesto storico, sociale e politico che fa nascere e vivere la protagonista viene letto come una premessa di modernità. Primo e terzo mondo, arretratezza e ricchezza, razionalità e irrazionalismo, prosa e poesia, appaiono inestricabilmente uniti, non più distinguibili, nell'Argentina che vediamo sorgere e consolidarsi con e dietro il fenomeno peronista. E, al centro, la figura di Evita, densa e inspiegabile, odiata e amata visceralmente, isolata e maledetta, folgorantemente televisiva, inaspettatamente vicina ai culti laici, ai feticci del nostro fine secolo.
Il peronismo è contemporaneamente causa e conseguenza di un profondo processo di modernizzazione dell'Argentina - che fece di quel paese un'importante potenza mondiale - avviatosi fra le due guerre mondiali e culminato appunto con la crisi interna del movimento che, ispirandosi in parte al fascismo italiano, si era posto come obiettivo l'integrazione in tale processo e l'organizzazione del proletariato industriale. La figura che, dall'interno del regime, emerge come punto di riferimento simbolico e concretamente programmatico della massa dei lavoratori sarà Eva Duarte Perón, fondatrice del Partido Femenino e fautrice del voto alle donne per la prima volta nella storia del paese. Questo è il punto d'arrivo del libro di Alicia Dujovne e il punto di partenza di quello di Eloy Martínez. Curiosamente le impostazioni assai diverse e i metodi di lavoro completamente dissimili fanno però emergere un'unica Evita, personaggio in certo modo inafferrabile, ma dotato di un carisma concreto che, malgrado le apparenze, non si lascia intrappolare da interpretazioni arbitrarie o fantasiose. Sembra che ci sia in lei un richiamo severo a rispettare qualcosa di essenziale senza il quale la propria immagine evaporerebbe. È così che la scarsa simpatia di entrambi gli autori per il personaggio, quasi una specie di questione di principio, finisce per diventare un motore di ricerca e di crescente empatia. Coinvolgendo a poco a poco il lettore e insinuando anche in lui/lei lo stesso gusto per una ridefinizione storica e una riacquisizione fantastica del personaggio.
Il successo, largamente atteso, del film di Alan Parker Evita ha dato origine in Italia a un vero e proprio boom editoriale intorno al personaggio di Eva Perón, che ricorda, in piccolo, quello sviluppatosi da uno o due anni intorno a un'altra icona latinoamericana, quella di Che Guevara.
Fino a poco tempo fa le biografie dedicate a Evita nel nostro paese erano solo due: "Chiamatemi Evita. Eva Perón, la bandiera dei descamisados" di Carmen Llorca (Mursia, 1984) e "Evita Perón. La madonna dei descamisados" di Domenico Vecchioni (Eura Press, 1989).
Nel corso dell'ultimo anno ne sono uscite almeno altre cinque, le due recensite a fianco e altre tre: una romanzata (Abel Posse, "La passione di Eva. Il romanzo di Evita Perón*, Sonzogno, Milano 1996, ed. orig. 1994, trad. dallo spagnolo di Valeria Raimondi, pp. 279, Lit 26. 000), una in stile saggistico (John Barnes, Evita, Newton Compton, Roma 1996, ed. orig. 1978, trad. dall'inglese di Walter Mauro, pp. 192, Lit 9. 900) e una per immagini ("Evita. Immagini di una passione", Sperling & Kupfer, Milano 1997, ed. orig. 1996, trad. dallo spagnolo di Claudio Troilo, pp. 205, Lit 38. 000). Non è invece una biografia, ma un vero e proprio romanzo d'invenzione, "La seconda vita. L'ultimo tango di Evita Perón* di Gino Nebiolo (Bompiani, Milano 19962, pp. 368, Lit 15. 000). Tra gli scritti di Evita sono stati tradotti in italiano "La ragione della mia vita" (a cura di Vanni Blangino, Editori Riuniti, Roma 1996, ed. orig. 1951, trad. dallo spagnolo di Angiolina Zucconi e Ilaria Magnani, pp. 221, Lit 9. 000) e "Il mio messaggio" (introd. Di Joseph A. Page, Fazi, Roma 1996, ed. orig. 1996, trad. dall'inglese di Stefano Tummolini, pp. 127, Lit 22. 000).

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Tomás Eloy Martínez

1934, San Miguel de Tucumán

Tomás Eloy Martínez (1934-2010), uno dei più celebrati scrittori e giornalisti argentini contemporanei, ha pubblicato sette romanzi e una decina di libri di inchiesta. Il suo stile in bilico tra le due forme (c’è molta storia nei suoi romanzi e un taglio narrativo nelle sue inchieste) è stato definito «ficción verdadera». Esiliato durante la dittatura militare argentina, ha fondato e diretto giornali e riviste, e insegnato giornalismo in Sudamerica, Europa e Stati Uniti. In Italia è stato pubblicato Il romanzo di Peron (Guanda 1999), Santa Evita (SUR 2013), Purgatorio (SUR 2015).

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