Sangue e ossa. Vol. 1: Osgroth e Osgroz. La caccia

È difficile azzeccare un protagonista interessante, soprattutto quando se ne sceglie uno alto quasi quattro metri e poco incline all’igiene personale. In questo libro Zammarchi ne trova addirittura due! Beh, uno e mezzo. Osgroth e Osgroz hanno un solo corpo e, come tutti i fratelli costretti a condividere qualcosa per più di cinque minuti, si odiano a morte. Osgroth è convinto di poter risolvere qualsiasi problema colpendolo in testa con una clava, mentre Osgroz preferisce un approccio più cerebrale. Anche se il risultato è quasi sempre una poltiglia sanguinolenta spiaccicata sul pavimento, scegliere quale personalità assecondare è il principio cardine su cui si basa questo libro. Accompagnati da una narrazione ricercata e dalle bellissime illustrazioni di Cristina Calvagno, dovremo farci strada a suon di mazzate verso il nascondiglio della sacerdotessa che ha maledetto nostro fratello, costringendoci a sperimentare una sgradevole empatia nei suoi confronti. Viaggeremo in un mondo in cui il cibo va a spasso su due gambe e deve essere sbucciato dei vestiti, magari subito dopo averlo tramortito per farlo smettere di pregare. Luoghi e atmosfere sono ben descritti, con particolare attenzione agli aspetti più truculenti della storia. È davvero divertente seguire i due fratelli mentre tracciano una pista di sangue verso l’altare del Dio Serpente, naturalmente senza mai smettere di punzecchiarsi a vicenda. Osgroth e Osgroz è esattamente questo. Un libro coinvolgente che ha l’ambizione di farci empatizzare con un sudicio gigante mangiauomini in cerca di vendetta. E ci riesce alla perfezione.