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Salve o popolo d'eroi... La monumentalità fascista nelle fotografie dell'Istituto Luce - Bruno Tobia - copertina
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Salve o popolo d'eroi... La monumentalità fascista nelle fotografie dell'Istituto Luce
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Salve o popolo d'eroi... La monumentalità fascista nelle fotografie dell'Istituto Luce - Bruno Tobia - copertina

Descrizione


La gestione autoritaria dello Stato, i rituali politici e l'uso spregiudicato dei nuovi mezzi di comunicazione di massa, non sono stati gli unici strumenti di consolidamento del regime fascista. Anche un uso abile della memoria nazionale ha consentito a Mussolini di conquistare le coscienze degli italiani. In quest'ambito i monumenti edificati nel Ventennio costituiscono una testimonianza insostituibile in quanto "luoghi della memoria" progettati o utilizzati dal regime a scopo propagandistico. Le numerose celebrazioni, visite e manifestazioni che vi si tenevano, avevano lo scopo di far convergere l'attenzione degli italiani su eroi o episodi della nostra storia nazionale selezionati in funzione della loro utilità alla politica del regime.
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Dettagli

2002
1 giugno 2002
240 p., ill.
9788835952527

Voce della critica

L'ultimo volume della collana "Le immagini e la storia" è dedicato alla monumentalità fascista; alle modalità tramite cui cioè il ventennio "sacralizza lo spazio nazionale e tendenzialmente porta a coincidenza il territorio della politica con l'ambito di una liturgia totalitariamente pervasiva di ogni aspetto della vita del cittadino". Tobia vi sostiene una tesi forte: pur ispirandosi alla "pedagogia politica della forma" di tradizione tardottocentesca la dittatura modificò profondamente le relazioni con la spazialità passando dal sentimento di "rispecchiamento" veicolato dalla ritualità liberale alla "comunità di fedeli" generata dalla mobilitazione totalitaria. A illustrazione delle innovazioni prodotte dalla religione politica fascista l'autore propone una scelta di fotografie delle innumerevoli visite e commemorazioni di cui fu oggetto il Vittoriano sacello del Milite ignoto e al tempo stesso "quinta" del luogo in cui il duce tenne i suoi più celebri discorsi piazza Venezia; dei dispositivi monumentali ispirati al culto dei caduti che consentono al lettore di familiarizzare con i luoghi di quel turismo patriottico promosso negli anni venti e trenta sui fronti della Grande guerra e nei territori irredenti; del colle romano del Gianicolo vero e proprio teatro della monumentalizzazione del garibaldinismo; delle raffigurazioni del capo dei martiri fascisti e dei pochi pochissimi gregari di cui Mussolini accettò di circondarsi. Una tradizione monumentale con cui gli italiani istituirono un complesso rapporto; e che – come testimoniano le immagini dei giorni successivi al 25 luglio 1943 riprodotte nella conclusione – furono impegnati a rititolare più che a distruggere.
Maddalena Carli

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