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Da una società locale ‘solida’, centrata su una politica tendente alla ‘condivisione’ e capace di ‘stabilizzare’ lo sviluppo urbano-industriale, a una società più volatile, basata sulla centralità dei ‘servizi’ e su una politica ‘divisa’. Dalla seconda metà dei ’90 alla lunga e regolare parabola del ciclo civico repubblicano è subentrata una fase più concitata: un’epoca nella quale gli andamenti della società hanno preso la guisa del ‘saliscendi’. Bologna si conferma come una delle città (forse la prima) con più alto livello di benessere. Per? sono cresciute anche le ineguaglianze sociali, sia vecchie che nuove. L’opinione pubblica è attraversata da aspettative mutevoli e controverse. Anche le aggregazioni culturali più durature e strutturanti l’identità civica, sono soggette a stati di latenza e sovra-esposizione, depressione e impulsività, problematiche conservazioni e ritrasformazioni. Ci sono nuove potenzialità, ma è più difficile interpretarle. La delega fiduciaria verso l’amministrazione locale resta una risorsa strategica decisiva, ma si configura più come un problema che come un dato. In questo volume si tenta una lettura d’insieme della transizione politica e sociale bolognese nel triennio 2003-2005 a partire dalle autovalutazioni empiriche raccolte dalle popolazioni per via demoscopica: dalla percezione della qualità della vita e delle sue molteplici sfaccettature (in termini di comportamenti, condizioni di fatto, mentalità, orientamenti espressivi) alla rilevazione delle propensioni politico-elettorali, sia virtuali che reali. Nella città e nel suburbio provinciale. Un triennio cruciale segnato da un passaggio politico ad alta ‘drammaticità’. ‘Saliscendi’ è una metafora che richiama l’incertezza dei tempi e una qualche dose di fatalismo. Uscire ‘in avanti’ dalla crisi dei ’90 e dal ciclo di governo della destra è un’impresa assai più difficile di quanto era nelle speranze. Di qui l’urgenza di capire bene cosa è accaduto e dove stiamo andando.
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