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Il sacramento del potere. Il giuramento politico nella storia costituzionale dell'Occidente
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Dettagli

1992
Libro tecnico professionale
616 p.
9788815034434

Voce della critica


scheda di Dilcher, G., L'Indice 1992, n. 9

La civetta di Minerva si alza in volo nei crepuscolo. Nel nostro tempo, caratterizzato da un processo di decristianizzazione e secolarizzazione della vita sia pubblica sia privata, il sentimento di vivere una crisi ci induce a porre di nuovo in discussione i fondamenti stessi della nostra cultura e delle nostre istituzioni, a lungo considerati ovvi nella loro matrice religiosa, identificata per noi europei nella 'Christianitas'. A differenza che nel XVIII secolo la discussione non può più colpire l'illuminismo poiché esso è nel frattempo divenuto parte della nostra storia e quindi anche delle nostre crisi. Se invece attraverso il dibattito si vogliono mettere a fuoco anche alcune problematiche attuali, esso non può neppure servire, come nel XIX secolo, alla difesa di punti di vista confessionali.
Paolo Prodi ha prodotto un'opera storica conscio di una tale premessa. Lo storico bolognese, direttore del. l'Istituto storico italo-germanico di Trento e per un anno membro del Seminario di Storia di Monaco, ha scritto un libro che di primo acchito potrebbe sembrare una storia dell'istituto del giuramento politico. In difetti vi troviamo un'ampia panoramica sulle forme e sugli usi del giuramento nell'ambito politico dall'antichità al XX secolo. D'altro canto però l'autore si sottrae nettamente alla forma e agli obiettivi tipici di una storia degli istituti giuridici per concentrarsi sulla questione principale: stabilire cioè quale funzione debba assumere il giuramento in rapporto a Dio o ad un potere trascendente nell'ambito socio-politico e come si caratterizzi la dottrina del giuramento nel cristianesimo, più precisamente in quello occidentale, nella sua contrapposizione storica alla formazione dello stato moderno per quanto riguarda i livelli profondi dell'interpretazione del giuramento tra vincolo religioso e struttura del potere nella società. Le due tesi già formulate all'inizio intendono l'istituto del giuramento come una realtà dinamica, vale a dire in continuo mutamento nel processo evolutivo di religione e politica del mondo occidentale. In questa evoluzione l'ambiguità del rapporto cristiano con il potere dello stato ("a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio") agisce come un processo dialettico-dinamico volto ad una de-sacralizzazione del potere. A questa impostazione complessiva della questione è logico che seguano la rappresentazione della moderna crisi delle nostre istituzioni politiche, un'analisi della situazione attuale e, infine, quella delle prospettive future. Le tappe storiche intermedie, corrispondenti ad altrettanti capitoli del libro, trattano le origini e i mutamenti dell'istituto del giuramento: dagli esordi mosaico-biblici, cristiano evangelici e antico-pagani attraverso le dottrine dei padri della Chiesa, la grande contrapposizione papa-imperatore a seguito della riforma gregoriana del secolo XI (Prodi la nomina in base al recente libro dello storico americano del diritto Berman "La rivoluzione papale") per passare quindi all'aspirazione alla sovranità statale dei principi laici, seguita dalla scissione della res pubblica christiana in un'Europa confessionale. Più avanti troviamo il grande tentativo di determinare ex novo i fondamenti del potere statale in base all'idea di contratto, derivante dal diritto di natura laico. L'opera si conclude con il moderno stato secolarizzato dei cui eccessi totalitari hanno sofferto storicamente proprio la Germania e l'Italia, seppur con toni diversi.
Abbiamo cosi un grande panorama storico delineato e concepito attorno alla questione centrale del giuramento. Il problema del giuramento si trasforma in una storia drammaticamente raccontata, in una storia dell'uomo europeo, dei suoi vincoli interiori, delle istituzioni da loro derivate e delle sempre nuove liberazioni. Prodi è riuscito a rappresentare questo difficile processo in un testo chiaro e scorrevole; un testo il cui fascino è dato dalle sempre nuove prospettive offerte. L'esposizione è infatti arricchita da testi base di resa plastica, troppo raramente letti: i padri della Chiesa, il diritto canonico, Machiavelli, Rousseau e Kant ad esempio. I diversi modi di vedere il problema sono edotti dall'ampia conoscenza della letteratura storica, filosofico-politica e giuridica non solo italiana ma anche tedesca, angloamericana e francese. Prodi la domina in modo sorprendente, facendola tralucere con leggiadria nel suo discorso sempre piano. Una così ampia rappresentazione può infine permettersi anche di affrontare continue questioni storiografiche come la "Reationalisierungthese" di Max Weber, la ricerca dell'essenza della politica di Cari Schmitt, le teorie della secolarizzazione di Bockerforde, per arrivare all'esistenzialismo immanente di Sartre.
I messaggi dell'opera e i risultati della ricerca di Prodi possono essere qui soltanto accennati per incuriosire il lettore sullo sviluppo del pensiero dell'autore.
Prodi fa continuo riferimento al duplice valore semantico dei termini sacramentum-iuramentum che, presente nelle lingue latine, non trova invece riscontro in quelle germaniche. Originariamente con il termine di iuramentum si intendeva un vincolo incondizionato magico-sacrale come il giuramento pagano dei romani e l'Eid germanico. Il precetto cristiano "non giurare" si muove in questo ambito anche se non venne seguito alla lettera tranne che da alcune sette. I padri della Chiesa avevano comunque già posto un limite all'utilizzazione giuridico-politica del giuramento: questi non poteva essere vincolante in maniera assoluta, la volontà e i precetti divini dovevano essergli anteposti così come i vincoli di coscienza che ne conseguivano. La liceità del giuramento venne così subordinata al controllo dei fini per cui esso veniva prestato. Da un lato il giuramento venne così de-sacralizzato, a differenza del sacramento individuale del matrimonio riconosciuto dalla dottrina della Chiesa a partire dalla Scolastica. D'altro canto fu così che si aprì la contesa dei secoli a venire volta a stabilire quale autorità potesse esercitare il controllo sul giuramento quale semi consacrazione del potere. La rivoluzione papale dell'XI secolo e le conseguenti trasformazioni politiche e giuridiche a livello di diritto ecclesiastico del XII e XIII secolo rafforzarono la posizione dei padri della Chiesa che intendevano il giuramento quale cerniera tra le strutture di potere ecclesiastiche e laiche. in cui un tale dualismo era insito di per se stesso. In questo modo si sbarrò il passo nell'Europa occidentale sia alle tendenze teocratiche che al cesaropapismo. Venne così definitivamente avviato l'approccio al fondamento dualistico e contrattualistico di ogni potere così come quello allo sviluppo del costituzionalismo. Basandosi sulle recenti ricerche storiche, Prodi dimostra in modo convincente il legame tra giuramento e forme costituzionali. Il giuramento è infatti premessa di tutte le forme associative medievali come il giuramento di vassallaggio, il giuramento di sudditanza, il giuramento di pace nel senso di 'tregua Dei', quello delle corporazioni borghesi, delle gilde e quello delle università. Esso rappresenta il tramite tra individui e istituzioni. Per Prodi è particolarmente significativo il riferimento a Dio quale garante del patto di fiducia che si sta instaurando.
In queste parti si trovano gli elementi più importanti e suggestivi dell'opera. Il passaggio all'epoca moderna mostra più esplicitamente le conclusioni cui l'autore vuole arrivare; il tutto fornendo sempre più interessanti dati. Apprendiamo così che sempre più spesso, al posto del vincolo di giuramento di tutti i partecipanti entra in campo quello di élite dirigenziali: i funzionari dell'alto clero. La divisione della Chiesa a causa della Riforma protestante porta al rafforzamento ufficiale della confessione religiosa quale istituto in concorrenza al giuramento.
Per Prodi il pericolo della secolarizzazione è dato dall'eliminazione del dualismo insito nel giuramento cristiano che ha per conseguenza l'unilaterale sacralizzazione del potere laico. L'autore evidenzia questo passaggio in modo straordinariamente chiaro illustrandoci la problematica del giuramento nei regimi totalitari dell'Italia fascista e della Germania nazionalsocialista. È interessante rilevare che in Italia il mantenimento della monarchia con l'obbligo di giurare fedeltà anche al re e non solo al duce e al partito da un lato, e la cattolicità del paese, con le esternazioni del pontefice che creavano delle riserve mentali nei confronti del regime dall'altro, hanno moderato la strumentalizzazione totalitaristica del giuramento.
In Germania invece la problematica dell'obbligo assoluto di giurare fedeltà al Fuhrer ha suscitato una più ampia riflessione etico-filosofica. Questi spunti costituiscono un'ulteriore attrattiva del libro di Prodi, capace di persuadere anche il lettore più scettico della attuale rilevanza del problema.
Scopo dell'indagine è cercare di capire come lo stato secolarizzato e le società pluralistiche possano trovare in quanto società mondiale costituita da popoli di diverse culture, un vincolo politico capace di ricomporre interessi, contrasti e conflitti. Prodi ritiene necessaria una "sacralizzazione del potere" quale garanzia trascendente del patto di fiducia al di là di un puro immanentismo sociale.
Questa questione è senz'altro il punto di discussione centrale tra le religioni, tra i religiosi, gli atei e i liberali pluralisti che circoscrivono la religione alla sfera del privato. Prodi ha saputo dare a questo dibattito una profonda dimensione storica e una grande quantità di riferimenti concreti.

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