La sacralità dell'esistenza

Mi piace partire dall’opera pittorica riportata nella prima pagina di copertina . Trovo che sia un opera che ben preannunzia ciò che seguirà nella lettura de ” La Sacralità dell’Esistenza” di Nicola Dell’Aquila. La vita incarnata in una bella e giovane donna, con lo sguardo volto alla ricerca della luce, a da quella luce già illuminata. Una fiamma duplicata da uno specchio nero, un richiamo alchemico di non poco conto. Lo specchio nero è un invito a volgere lo sguardo alla propria interiorità, ed è come guardarsi dentro per proiettare simultaneamente all’esterno la propria immagine, la fiamma riverberata. La fiamma è su una candela in parte consunta, oserei dire per metà, quasi a richiamare quel “ nel mezzo del cammin di nostra vita “ Dante – Inferno Canto I , a significare che il lavoro di ricerca è già iniziato da tempo. Ma questa temporalità è già proficuamente trascorsa, come mostra la serena postura della donna e in particolare la sua confidenzialità con la morte o trasmutazione, le mani con le dita intrecciate si adagiano senza tensione sul teschio amorevolmente trattenuto sulle ginocchia, come una madre fa con il proprio figlio. I colori dell’opera sono un richiamo alchemico , il nero, il rosso, il bianco, colori che vengono resi visibili da una sola fonte luminosa, la fiamma che è luce . Siamo all’interno di un Atanor in attività. Il soffiatore ovviamente è il lettore ancora lontano dalla verità. L’autore mostra di avere il coraggio del Cavaliere affrontando temi non facili, non fa ammiccamenti alla ricerca di popolarità anzi. Con quest’opera si da una risposta ad un bisogno di chiarezza interiore, che in tempi bui come questi di oggi, si è quasi trasformato in un grido di dolore. Viene scelta una via