La ruota dentata e altri racconti

Racconti di una tormentata parabola interiore, quasi l'elegia lucidissima di una fragilità d'artista qui consegnata a scritti di dolorosa e quasi inaccettabile sincerità. Un lento discendere i gradini più bui della coscienza avendo fra le mani la fioca lanterna del possibile, i pensieri spremuti al limite di una corsa senza arrivo, e riflettere infine sulla pagina il fardello provato del proprio sguardo stanco, incapace di proseguire nei giorni, di accendere ancora un lampo di frettolosa felicità, di scavare nell'esperienza e toccarne residui grumi di speranza. Il dialogo fra l'io e una voce, nella parte centrale del volume, è fra i tasselli del libro certo il più pregnante, il ritratto di quest'anima grande che sente dentro di sé lo scontro immane fra l'essere e il vivere. Voce:"Sei sempre stato convinto d'essere un realista" - Io:"In modo proporzionale al mio idealismo". Voce:"La tua tragedia è possedere un'intelligenza più acuta degli altri". - Io:"E' falso, la mia farsa è possedere una conoscenza del mondo più carente degli altri". Voce:"Sei un poeta, un artista, tutto ti è lecito". - Io:"Si, sono un poeta, un artista, ma anche un atomo della società. Non è dunque strano che io porti una croce, e forse è troppo leggera". Voce:"Secondo te chi sarei?" - Io:"Colui che mi ha privato della mia serenità". Come se il destino, la musa, l'arte stessa gli parlassero, per avere in risposta il calco arreso di un ombra che sta per dire addio a tutto. Questa è la prosa capolavoro dell'intero volume, ma ogni riga nelle altre tocca e vibra dell'interezza di questo cuore meraviglioso, un giovane trentacinquenne che mise volontariamente fine alla vita offrendo al mondo della letteratura pagine meravigliose. Ricordi di Mishima e Kawabata in postfazione altrettanto splendidi.