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Roma e la riforma gregoriana. Tradizioni e innovazioni artistiche (XI-XII secolo). Atti delle Giornate di studio (Università di Losanna, 10-11 dicembre 2004) - copertina
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Roma e la riforma gregoriana. Tradizioni e innovazioni artistiche (XI-XII secolo). Atti delle Giornate di studio (Università di Losanna, 10-11 dicembre 2004)
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Roma e la riforma gregoriana. Tradizioni e innovazioni artistiche (XI-XII secolo). Atti delle Giornate di studio (Università di Losanna, 10-11 dicembre 2004) - copertina

Descrizione


Nei decenni finali dell'XI secolo e all'inizio del successivo le arti figurative conoscono a Roma un momento di grande fioritura, che è stato interpretato come uno straordinario fenomeno di propaganda da parte della Chiesa riformata e rinnovata. Le immagini, secondo la secolare e resistentissima tradizione della Chiesa romana, sono strumento di primaria importanza in questa accresciuta politica di comunicazione. Attraverso l'esame di episodi nodali - relativi alla liturgia, alla 'teoria dell'arte", all'epigrafia, alla scultura, e naturalmente alla pittura a mosaico e a fresco -, nel volume si delinea un ritratto della città papale negli anni ancora 'oscuri" attorno alla metà dell'XI secolo, al tempo delle aspre lotte tra papi e antipapi; in quelli del pontificato di Gregorio VII, che alla Riforma ha prestato il nome; e infine - iniziato il nuovo secolo - nel momento della 'Roma trionfante", quando il successo del partito papale genera un'ondata di linguaggio raffinatamente antiquario.
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Dettagli

2007
31 gennaio 2007
440 p., ill.
9788883341939

Voce della critica

Le giornate di studio organizzate da Serena Romano all'Università di Losanna sono ormai divenute un appuntamento fisso per gli studi di storia dell'arte medievale europei. Gli atti che qui si presentano sono relativi al 2004 ("Études lausannoises d'histoire de l'art", 5) e dedicati all'arte della cosiddetta Riforma gregoriana, tema molto caro alla studiosa che ha incentrato la sua attività di ricerca su Roma e sui tempi lunghi della sua produzione artistica. Se in Riforma e tradizione, quarto volume del corpus della pittura medievale a Roma avviato con Maria Andaloro (cfr. "L'Indice", 2007, n. 6,), aveva censito quanto sopravviveva della pittura dell'XI e del XII secolo avvalendosi di allievi cresciuti con analoghi interessi, qui chiama a raccolta anche studiosi di fama per comporre un quadro delle conoscenze ricco di novità e stimolante per le riflessioni offerte.
Fra queste ultime vanno almeno ricordate quelle di Eric Palazzo sulla riforma della liturgia, cruciale anche per la storia dell'arte, e quelle di Herbert Kessler, che imposta il problema cognitivo della "comprensione delle strutture mentali della produzione figurativa". Le novità sono molteplici e contemplano, ad esempio, il recupero della memoria di una parte della decorazione di San Lorenzo fuori le mura (Alessandra Acconci), le indagini sul ciclo benedettino di San Crisogono (Eleonora Mazzocchi) e il recupero al XI secolo degli affreschi dell'abside e del corridoio della sua cripta tradizionalmente ritenuti dell'VIII (Giulia Bordi), le inedite riletture dei celeberrimi affreschi della chiesa inferiore di San Clemente: vuoi dalla prospettiva inedita delle scene "di genere" illustrate nella balza delle pareti dipinte (John Osborne), vuoi attraverso l'esempio di carità e castità offerto da sant'Alessio, virtù apprezzate dai riformatori e specialmente preziose per il laicato (Cristiana Filippini). Per merito del convegno sono fissate fra le emergenze monumentali anche il locus sanctus annesso al presbiterio di Santa Pudenziana come un monumentale reliquiario (Alessia Trivellone) e il cosiddetto oratorio di San Giuliano a San Paolo fuori le mura, del quale Filipe Dos Santos precisa la data nel terzo decennio del secolo XII e identifica il committente nell'abate Anastasio. Nell'ambito del generale primato del libro, Giulia Orofino ne studia la "grammatica di leggibilità" e, di riflesso, illustra le fasi della riforma: ovvero, attraverso lo stemperarsi dell'"apodittica chiarezza delle Bibbie legate alla fase militante", la svolta "moderata e insieme trionfalistica e antipauperistica che (…) segna il fallimento della linea più rigida e dura perseguita dai primi riformatori".
Questi atti arricchiscono e diversificano significativamente il panorama perimetrato da Hélène Toubert ed Ernst Kitzinger, insieme a Werner Weisbach "inventori" dell'arte della Riforma (Valentino Pace), e non soltanto per le specificità delle singole opere. Se infatti gli studi sull'arte dell'XI e del XII secolo si sono finora prevalentemente occupati delle istanze del committente e delle scelte linguistiche "all'antica" operate per illustrarle, in questo volume si impone, forse per la prima volta, la necessaria attenzione per la ricezione, o meglio per i meccanismi in essa messi in atto o presupposti. Alessio Monciatti

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