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Roma. Il primo giorno - Andrea Carandini - copertina
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Roma. Il primo giorno - Andrea Carandini - copertina
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Descrizione


"Vorrei prendere per mano il lettore e farlo scendere per circa dodici metri nel sottosuolo di Roma - lì dove un tempo, su macerie e immondizie, crescevano gli abitati - e risalire per oltre ventisette secoli alla ricerca del primo giorno della città: il 21 aprile di un anno intorno al 750 a.C. Ma cosa nasceva quel giorno? Cosa ne è seguito di importante nei millenni, per noi e per la storia del mondo? Nelle iscrizioni calendariali romane si legge: "Roma condita", fondata. Poco importa l'anno preciso, se il 750 a.C. o, come sostenevano gli storici romani, tra il 758 e il 728 a.C. Conta piuttosto che Roma sia nata, come città e come Stato, tra il 775 e il 675 a.C., nel secolo cui la tradizione attribuisce i regni di tre re fondatori: il violento Romolo, l'anemico Numa Pompilio e Tullo Ostilio. La leggenda di Roma, narrata dagli storici e ricordata per dettagli dagli eruditi antichi, è una grande congerie di temi mitici e di avvenimenti presunti, che occorre scavare stratigraficamente. Come in tutti i miti del mondo, anche in questo si racconta l'origine di qualcosa che emerge dal nulla; così facendo, la leggenda esprime a un tempo una verità e una falsità. La fondazione di Roma è senz'altro un inizio epocale, che ha tuttavia altri importanti inizi alle sue spalle, per cui non nasce dal niente e il mito, più che sublimare, oscura la realtà precedente."
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Dettagli

2
2007
142 p., ill. , Brossura
9788842083429

La recensione di IBS

Un percorso alla ricerca delle origini della città eterna e del legame che ci lega ancora ai primi Romani. E' il succo della proposta che Andrea Carandini, docente di archeologia e storia dell'arte greca e romana, avanza in queste pagine ricche di fascino, storia e leggenda. Il discorso inizia da un passo di Sigmund Freud, "perché coglie l'essenza più profonda di Roma, una città assimilabile a una mente, da cui emergono lembi di memoria che le emozioni legano ad altri ricordi, di altra epoca: una storia intricata al punto da apparirci, almeno in un primo momento, come un coacervo insondabile". Sorprende, infatti, l'accostamento che Freud opera tra l'atemporalità dell'inconscio e Roma: in entrambi sono compresenti rovine immani e costruzioni modeste delle epoche più varie, che formano una realtà pluristratificata. Anche nella città, distruzioni a parte, la conservazione del passato è la regola: "viviamo dunque – scrive Carandini - sopra metri di memoria accumulata, sebbene invisibile sotto cementi e asfalti, che hanno condizionato, letteralmente dal basso, quanto ancora oggi sta in piedi, e quindi la nostra vita urbana".
Il libro ci invita a pensare il futuro attraverso la memoria del passato, che non è solo un residuo che permane, ma viene continuamente riprogettato da ogni presente. Così la stratificazione urbana archiviata sotto i nostri piedi è un accumulo di dati che prendono significato nella ricostruzione dell'archeologo. "Gli storici ci insegnano che la Roma più antica fu la Roma quadrata, un insediamento cintato sul Palatino... Domandiamoci che cosa si possa trovare ancora nella Roma odierna di tali stati precedenti..." Degli edifici inclusi un tempo in quest'antica cornice non si troverà nulla, o soltanto scarsi resti. Ciò che oggi occupa questi luoghi sono rovine: non quelle degli stessi edifici, ma quelle di loro rifacimenti posteriori, dopo incendi e distruzioni. L'autore prova a fare un esperimento: pensare a Roma come a un'entità in cui nulla di ciò che un tempo ha acquistato esistenza è scomparso, in cui accanto alla più recente fase di sviluppo continuano a sussistere tutte le fasi precedenti. Ciò significherebbe quindi che sul Palatino i palazzi dei Cesari e il Septizonium di Settimio Severo si ergerebbero ancora nella loro antica imponenza, che Castel Sant'Angelo porterebbe ancora sulla sua sommità le belle statue di cui fu adorno fino all'assedio dei Goti e che, dove ora sorge il Colosseo, potremmo ammirare la scomparsa domus Aurea di Nerone. E, a evocare l'una o l'altra veduta, basterebbe forse soltanto un cambiamento della direzione dello sguardo, o del punto di vista, da parte nostra.
Attraverso le fasi storiche e archeologiche di questo saggio, riviviamo così le imprese del Palatino, del Foro, del Campidoglio e dell'Arce, quelle del Regnum o della Constitutio Romuli. Ci ritroviamo immersi nei segreti dell'urbanistica e dell'architettuta degli antichi Romani e ne usciamo con la consapevolezza che un legame storico-identitario con il mondo pagano di Romolo sussista ancora, sia vivo e consista nella scoperta degli antichi di un modo peculiare di vivere organizzati. Si tratta di quell'arte difficilissima di far convivere il re, l'aristocrazia e il popolo, mitigando il potere centrale entro un'organizzazione unica, che possiamo chiamare, con gli antichi, "costituzione mista". Quella separazione nella concordia, quel dividersi senza considerarsi nemici, per Carandini è alla base del savoir vivre di noi occidentali, è la "sindrome occidentale" che caratterizza le nostre democrazie e che affonda le sue radici nella civitas/regnum romana e nella città-stato della Grecia antica.

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Conosci l'autore

Andrea Carandini

1937, Roma

È professore emerito di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Allievo di Ranuccio Bianchi Bandinelli, ha condotto nell’ultima generazione importanti scavi tra il Palatino e il Foro, scoprendo la prima Roma dell’VIII secolo a.C. e la Roma prima di Roma del IX secolo. Nel 2009 è stato nominato Presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, carica che ha ricoperto fino al 2012. Dal febbraio 2013 è Presidente del FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano.È autore di numerosi libri, tra cui Archeologia del mito (2002), La nascita di Roma (2003), Remo e Romolo (2006) e Archeologia classica (2008) per Einaudi; Roma. Il primo giorno (2009), Le case del potere nell’antica...

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