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Ritratto della Lozana Andalusa
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1998
1 gennaio 1998
XXVII-226 p., ill.
9788885913387

Voce della critica


recensioni di Scorpioni Coggiola, V. L'Indice del 1999, n. 02

Il Ritratto della Lozana Andalusa dello spagnolo Francisco Delicado si compone di varie parti, tra loro disomogenee; il "ritratto" vero e proprio, cioè le avventure della protagonista nella Roma papale dei primi del Cinquecento, occupa solo la parte centrale, divisa in "quaderni" (unica traduzione possibile della parola "mamotretos", cioè insieme di fogli, irregolarmente assemblati, contenenti argomenti frivoli o erotici).A questo corpo centrale si aggiunge una serie di documenti stilati dall'autore in un secondo tempo.Delicado, infatti, dichiara di aver composto il Ritratto nel 1524, durante la sua permanenza a Roma; esso fu dato alle stampe presumibilmente intorno al 1530: tra le due date - e precisamente nel 1527 - è avvenuto il Sacco di Roma ad opera dei lanzichenecchi, e la corrispondente diaspora dei sopravvissuti.Rifugiatosi a Venezia, Delicado, per far fronte alle pressanti necessità economiche, pubblica il suo manoscritto, intercalando alla narrazione varie "profezie" dell'imminente rovina, anteponendo e posponendo al testo giustificazioni morali della stessa, intesa come castigo dei molti peccati della città.

La narrazione inizia con una biografia sintetica riguardante le origini e la condizione sociale di Aldonza, detta "Lozana" (fresca, florida e vivace).Nativa di Cordova, vive nella miseria fino a quando non diviene l'amante di un ricco mercante genovese, con cui condivide una vita agiata e piacevole.Il padre del mercante, temendo per le proprie sostanze, fa imbarcare Lozana su una nave, con l'ordine che venga gettata a mare; la pietà di un marinaio la salva ed essa si rifugia a Roma.

A questo punto inizia il vero e proprio "ritratto" contenuto nei quaderni, che riportano in forma dialogica le avventure della bella andalusa in una Roma corrotta, dove per sopravvivere Lozana si improvvisa venditrice di belletti, mezzana e prostituta.

Una parte aggiunta dopo il 1527 ci informa che Lozana, scampata alla distruzione della città e alla peste successivamente diffusasi, sceglie un volontario esilio nell'isola di Lipari; non ci è dato sapere se in ciò sia guidata da intenti di redenzione o se la decisione risponda al desiderio di ricominciare le proprie attività usuali.In altre parole, è pressoché impossibile decidere se si tratti o meno di un messaggio morale.

Il testo è estremamente interessante, innanzitutto per le contraddizioni di cui è portatore; è opera di un ecclesiastico umanista, che, per altro, si presenta come un cronista spregiudicato, spesso incline alla satira anticlericale e all'oscenità sia verbale sia tematica; la Roma del primo Cinquecento appare insieme centro della cristianità e ricettacolo di prostitute e di truffatori, provenienti da ogni parte del mondo, in continuo commercio con il clero corrotto.Il ritratto della protagonista diventa l'affresco di un'intera città, tracciato con minuzia di particolari e con evidente compiacimento, sia per quanto riguarda gli ambienti infimi, sia nei confronti della pervertita corte papale.

Il Ritratto non è un romanzo (in quanto si presenta in forma di dialogo e, spesso, si avvale di didascalie) e non è neppure un'opera drammatica (risulta irrapresentabile, foss'anche solo per la gran varietà di personaggi e di scenari).

Tutto ciò ha turbato la critica, che, forse sottovalutando l'illustre precedente di La Celestina, ha inflitto al libro di Delicado, fino a tempi relativamente recenti, una pesante condanna per immoralità e insulsaggine.

La traduzione di Teresa Cirillo Sirri risulta preziosa per il lettore italiano, visto che delle uniche due versioni fino ad ora disponibili una è ampiamente datata e limitata a passi scelti (G.Manzella Frontini, Catania 1910), l'altra è spesso inattendibile (L. Orioli, Milano 1970).

Premetto che il testo presenta difficoltà quasi insormontabili di traduzione sia dal punto di vista lessicale e sintattico (si tratta del linguaggio ibrido degli spagnoli residenti a Roma), sia per quanto riguarda la fitta rete di sottintesi, di allusioni, di giochi di parole, sia infine per il continuo variare dei registri e dei toni di conversazione; ciò non ha impedito a Cirillo di darne una versione scorrevole e, al contempo, filologicamente ineccepibile.

Un esempio contribuirà a chiarire l'importanza che la fedeltà all'originale riveste in un testo tanto complesso.Nella corretta interpretazione di Cirillo, Lozana viene accusata di recare i segni della sifilide, che le deturpano la fronte e il naso; Orioli, invece, incorre in un errore di comprensione e riporta il fatto che Lozana si sente offesa da un apprezzamento su "come porta i capelli".Tutto ciò non è privo di conseguenze: il naso smangiato di Lozana verrà definito nariz roma, in cui lo spagnolo roma (letteralmente "smussata") coincide con il nome della città peccaminosa e responsabile delle malattie veneree indotte dal malcostume imperante.

Delicado gioca continuamente con le parole.Lo stesso palindromo "Roma/amor" che chiude il testo (subito prima della Digressione esplicitamente postdatata dall'autore) rappresenta la sigla di un'opera che appare insieme realistica e ironica, serenamente oscena e dubbiosamente moraleggiante; in ogni caso, mistificatoria per i continui ribaltamenti di senso, di ruoli, di giudizio: tutto, insomma, può essere letto in una direzione e, contemporaneamente, al rovescio.

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Conosci l'autore

Francisco Delicado

(Cordoba? - Venezia 1534?) scrittore spagnolo. Nato da una famiglia di ebrei convertiti, lasciò la Spagna probabilmente in seguito al decreto di espulsione degli ebrei (1492) e si trasferì in Italia, prima a Roma, dove assistette al sacco dei lanzichenecchi (1527), e poi a Venezia. È autore della Lozana andaluza (1528), una satira anticlericale scritta nella forma del dialogo in prosa che ha come tema centrale la carriera di una cortigiana, la sua ascesa e declino, ed è un affresco crudo e disincantato della Roma truffaldina e ruffianesca, squallida e gaudente all’ombra degli splendori della corte pontificia. Vicina ai Ragionamenti di P. Aretino per argomento e spregiudicatezza di linguaggio, essa segna il punto di incontro fra la tradizione del racconto picaresco spagnolo e la novellistica...

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