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Rinnovare le relazioni industriali. I sindacati europei tra dialogo e partnership sociale - copertina

Descrizione


In Europa i sindacati sono i protagonisti (insieme con le associazioni imprenditoriali) del dialogo sociale che, dopo Maastricht, si è incanalato lungo sentieri istituzionali senza imprimere nelle relazioni di lavoro europee l'accelerazione sperata. L'economia globale pone nuove sfide: non solo ristrutturazioni, ma nuove domande di coinvolgimento dei lavoratori, di innalzamento professionale e di ricomposizione del lavoro in nome della flessibilità produttiva. I sindacati europei si trovano a operare su due percorsi: le istituzioni del dialogo sociale e la partecipazione alle sfide dell'organizzazione produttiva che può determinare alcune opzioni strategiche di collaborazione.
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Dettagli

2004
21 maggio 2004
208 p.
9788846457721

Voce della critica

Qual è stata l'evoluzione e qual è la nuova configurazione dello spazio europeo di relazioni industriali? Imprenditori e sindacati hanno mutato le loro strategie e azioni concrete per superare i vincoli e cogliere le opportunità offerte da un quadro istituzionale più ampio e articolato? Mirella Baglioni, studiosa attenta ed esperta di relazioni industriali, offre una risposta a queste domande attraverso un'approfondita analisi comparata delle relazioni industriali nel contesto istituzionale e normativo europeo. I paesi a confronto riguardano casi come l'Italia e la Svezia, accomunati da una tradizione socialdemocratica dell'azione sindacale, e la Germania e l'Olanda, con una diversa ma comune attenzione alle pratiche di concertazione.
Il volume si divide in due parti. La prima affronta il dibattito teorico e ricostruisce lo scenario normativo e istituzionale delineato dall'unione europea per favorire il dialogo sociale fra associazioni imprenditoriali e sindacali. Il libro mette ordine e offre un quadro articolato e leggibile, anche per i non esperti, di una materia sfuggente e complessa quale quella della politica sociale europea. Sono esaminate le molteplici fasi che hanno permesso la costruzione dell'Europa sociale dopo Maastricht, in particolare, è analizzato il ruolo giocato dal dialogo sociale fra attori politici, economici e sindacali nella sistemazione dei mattoni, cioè le politiche sociali, che ne costituiscono l'impalcatura. Infine, si cerca di valutare l'impatto nelle relazioni industriali, in particolare nel coinvolgimento dei lavoratori.
La seconda parte analizza infatti alcune esperienze significative europee dagli anni novanta a oggi per verificare l'influenza indotta dal processo d'integrazione europea sui soggetti dell'azione collettiva e discuterne le prospettive. Si avvale del contributo di valenti studiosi stranieri che partecipano a una rete europea di ricerca: Tony Huzzard e Tommy Nilsson per la Svezia, Maarteen von Klaveren e Win Sprenger per l'Olanda e Martin Kuhlmann per la Germania.
La prospettiva di lettura che accomuna i diversi casi è l'analisi dell'azione collettiva. La metafora del boxing or/and dancing scandisce i tempi e i ritmi delle scelte attuate nella logica di contrattazione e di azione nei contesti concreti di lavoro. In Svezia il nuovo clima di fiducia basato su accordi quadro fra le controparti ha rafforzato la partnership e dato nuovo vigore all'azione sindacale. Essa ha conquistato una posizione di regina della danza sia sul piano dell'influenza nelle politiche redistributive e del lavoro sia nella contrattazione aziendale.
L'esperienza tedesca fa capire come il lungo percorso di cooperazione antagonistica abbia insegnato ad adeguare le strategie alle poste in questione. Fasi di danza e pugilato con le controparti si alternano e intrecciano all'interno di una scelta strategica che affronta i problemi di sviluppo, le tematiche redistributive e le condizioni di lavoro.
In Olanda prevale un forte orientamento al consenso, diretto prodotto di una lunga esperienza di contrattazione a carattere cooperativo, sui temi del lavoro e delle dinamiche sociali.
In Italia la scelta di una strategia sindacale di dancing , cioè di negoziazione politica degli interessi rappresentati, dopo una lunga pratica di boxing , richiede nuove forme d'apprendimento e d'intervento sul terreno dell'organizzazione del lavoro, come mettono in evidenza le pratiche consolidate dei sindacati dei paesi scandinavi e le recenti evoluzioni nelle attività negoziali di quelli tedeschi e olandesi. La dipendenza dei sindacati italiani dal sistema politico rischia di ancorarli su posizioni tradizionali, non adeguate alla gestione della nuova organizzazione del lavoro che la trasformazione del modello capitalista postfordista richiede su terreni quali la flessibilità del lavoro, il coinvolgimento dei lavoratori, le esigenze di professionalità e le scelte di un modello di sviluppo competitivo. L'interesse per temi di carattere macropolitico con una minore attenzione ai piccoli passi che costituiscono la base dei balli, cioè ai luoghi concreti dove si esercita l'azione sindacale, impone una riflessione, anche alla luce delle altre esperienze e delle opportunità offerte dallo spazio europeo, per una nuova direzione e un rilancio delle relazioni industriali. In Italia il rischio potrebbe essere quello di trasformare una tradizione di storia e di pratiche virtuose in un solitario giro di valzer.

Mariella Berra

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