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Descrizione


Al mito del Rinascimento e alla sua celebrazione come un presente fecondato dalle ritrovate saggezze dell’Antichità, Élisabeth Crouzet-Pavan sostituisce qui l’orizzonte dei “Rinascimenti” italiani: un plurale per l’autrice obbligatorio, perché oltre al Rinascimento che tutti conosciamo ve n’è un altro, meno evidente di quello dei sapienti e degli artisti, ma non per questo meno vivo, grazie al quale continuano a vivere e a rivivere passati prossimi e remoti.

Raffigurazioni, ricordi, azioni sono così altrettanti anelli di una catena che l’una contro l’altra, l’una insieme all’altra fan dialogare le epoche senza sosta, dando origine a un’era dei paradossi, dove grandi speranze coesistono col timore del Giorno del Giudizio, dove i sogni di armonia universale coabitano con le angosce del peccato, dove la ricerca della bellezza si confronta con la coscienza del male.

Da Milano a Napoli, da Firenze a Venezia, da Roma a Ferrara: con rigore e sensibilità di studiosa, e con un approccio originale e di piacevole lettura, l’autrice ci invita a viaggiare con la mente in un mondo affascinante e a tuffarci in un universo umano segnato dall’amore per la vita e dalla paura della morte, da un’esaltazione dell’intelligenza creatrice e da un profondo senso di finitezza, per ritrovare e comprendere la ricchezza storica, culturale, artistica e tecnica del periodo forse più esaltante dell’avventura umana, in tutte le sue luci, ombre, ambiguità.

A Elisabeth Crouzet-Pavan, per il volume Rinascimenti italiani. 1380-1500, è stato assegnato dall’Istituto Superiore di Studi Medievali Cecco d'Ascoli il Premio Internzionale Ascoli Piceno 2013, XXV edizione.

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Dettagli

2009
1 dicembre 2009
450 p., Brossura
9788883343483

Voce della critica

Una galleria di uomini illustri da un dipinto di Giorgio Vasari orna la copertina di questo volume, e offre all'autrice il punto di partenza per il suo percorso nell'Italia del Rinascimento: Dante a colloquio con Guido Cavalcanti, Petrarca accanto a Boccaccio, un po' in disparte due grandi maestri della cultura quattrocentesca, Marsilio Ficino e Cristoforo Landino. Nulla di più classico di questa ideale conversazione di grandi glorie italiche, si potrebbe pensare, per un libro che si propone di cogliere lo spirito di un lungo Quattrocento; e del resto non è meno classico l'intento di dare un quadro del Rinascimento italiano come una civiltà a tutto tondo, della quale i capitoli del libro seguono le manifestazioni dalla politica all'economia, dalle arti figurative alle consuetudini sociali e alle sensibilità religiose. Ma in quest'ultimo lavoro della studiosa francese, da anni dedita ai temi del tardo medioevo italiano, c'è in realtà ben poco di convenzionale. Il Rinascimento italiano è inteso nella sua accezione di fenomeno "globale", non confinato nella sfera della produzione artistica e intellettuale, ma il volume rifugge l'arida sistematicità del manuale ed evita scrupolosamente lo schematismo di trattazioni per temi. Fin dal titolo. Parlare di "Rinascimenti" italiani, in un periodo che va grosso modo dalla nascita degli stati regionali fino alle guerre d'Italia, vuol dire riconoscere la molteplicità dei luoghi, dei contesti e dei caratteri di un'epoca non meno contraddittoria di quelle che l'hanno seguita; ma vuol dire anche sottolineare le sfasature cronologiche e le incoerenze tra fenomeni diversi che fanno del Quattrocento un'età per molti versi paradossale. I tempi della storia sono in effetti un problema ricorrente nell'approccio di Élisabeth Crouzet-Pavan all'Italia rinascimentale. Il primo capitolo si apre con l'immagine della giostra laurenziana del 1469, e il celebre motto "le temps revient", con cui il Magnifico, imbevuto tanto di letture umanistiche quanto di fascinazioni cavalleresche, metteva in scena la propria scintillante giovinezza a emblema di una primavera appena sbocciata. Quello della rinascita è di certo il mito fondante della cultura quattrocentesca. Ma non tutto è nuovo nella Firenze medicea, nella Roma dei papi o nelle corti signorili padane, anzi. Il peso del passato si fa sentire prepotente soprattutto sul quadro politico, a cui l'autrice dedica i primi capitoli: le basi degli stati quattrocenteschi sono le realizzazioni grandiose e fragili della civiltà comunale, con il loro lascito di esperienza politica e di laceranti conflitti; ma anche le fondamenta materiali dei ceti dirigenti, e quindi le loro realizzazioni artistiche e monumentali, poggiano sull'epopea mercantile italiana del Due-Trecento, giunta ora a una piena maturità piuttosto che alla sua giovinezza. E così tra il nuovo dei Rinascimenti e il vecchio dell'Italia bassomedievale il gioco è sottile e complesso, e l'autrice ne segue il dipanarsi attraverso i grandi temi di un secolo di storia. Il Rinascimento monolitico e coerente, canto del cigno dell'Italia medievale o grandioso prologo della modernità in vecchie letture di scuola, si trasforma in queste pagine in un caleidoscopio di fenomeni diversi. Si scopre così, nella seconda parte del volume, il peso della dimensione collettiva della vita sociale, proprio nel tempo a lungo considerato il punto d'avvio dell'individualismo moderno, o la ricerca del disciplinamento dentro alla civiltà dell'ostentazione, fino ad approfondire, nell'ultimo capitolo, l'ansia religiosa di un'epoca che sarebbe superficiale considerare secolarizzata. Queste contraddizioni tornano poi in un tema decisivo per il Rinascimento italiano, quello della rappresentazione di sé. Nulla forse è stato forte nel Quattrocento italiano quanto il mettersi in scena: è il tempo del ritratto, delle grandi scenografie pubbliche, dei cerimoniali diplomatici, dei travestimenti anche ideali di una cultura attualissima in vesti stilistiche antiche. Una civiltà dell'immagine, in cui gli individui e i gruppi sociali sono soprattutto ciò che appaiono, perché è nell'apparenza che i soggetti entrano in comunicazione con la società. Le immagini che corredano il volume richiamano proprio questa "drammaturgia del sé e degli altri" nei colori e nelle forme della pittura quattrocentesca. In questo originale viaggio nei Rinascimenti italiani la finezza storiografica dell'analisi si unisce all'efficacia dell'esposizione. Crouzet-Pavan, forte di un'illustre tradizione francese di scrittura storica, riesce a raccontare i suoi Rinascimenti senza la pesantezza della descrizione, svolgendo un'analisi attenta e misurata nella fluidità della narrazione. Ne esce un libro che non ha nulla di meno dell'opera accademica, eppure con il valore aggiunto di percorso godibile e ben scritto, che costituisce un prezioso vademecum per chi voglia capire o rileggere l'Italia rinascimentale. Lorenzo Tanzini

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Conosci l'autore

Docente di storia medievale alla Sorbona, ha dedicato alla storia d’Italia studi fondamentali, fra cui il suo ultimo libro Renaissances italiennes, 1380-1500 (Albin Michel, 2007). In italiano sono stati tradotti Venezia trionfante. Gli orizzonti di un mito (Einaudi 2001) e Torcello. Storia di una città scomparsa (Jouvence 2001).

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