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Riflessi da un paradiso. Scritti sul cinema - Attilio Bertolucci - copertina
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Riflessi da un paradiso. Scritti sul cinema
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Riflessi da un paradiso. Scritti sul cinema - Attilio Bertolucci - copertina

Descrizione


Per Attilio Bertolucci la scoperta, tra il 1925 e il 1928, del cinema in alcune delle sue opere e dei suoi autori supremi (Chaplin, Dreyer, Stroheim, Hawks, Murnau), fu una specie di folgorazione amorosa, di illuminazione erotica e mistica. Allora il cinema era muto, e la pura forza delle immagini in movimento aveva in sé qualcosa delle rivelazioni assolute, tali da cambiare radicalmente il modo di vedere il mondo. A quell'incontro Bertolucci sarebbe rimasto sempre fedele. Nella sua poesia il "racconto" della vita attraverso lo scorrere di volti e luoghi nel flusso del tempo, e l'improvviso apparire di figure epifaniche, ha spesso un chiaro imprinting cinematografico, mentre nella sua opera critica spiccano gli innumerevoli articoli dedicati a quei film di cui, per anni e anni, egli si sarebbe nutrito come di un indispensabile pane e vino quotidiano. Di quei testi il presente volume raccoglie la parte più sostanziosa, frutto delle collaborazioni instancabili del poeta alla "Gazzetta di Parma" e a "Giovedì". Sia negli schizzi composti al volo, all'impromptu, per la prima testata, sia negli scritti più ampi e meditati, concepiti per la seconda, sempre l'acume interpretativo e il talento affabulatorio si sposano per restituirci i nodi cruciali di un film, le ragioni essenziali, nel bene e nel male, del lavoro di un regista.
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Dettagli

2009
28 novembre 2008
509 p., Brossura
9788871864068

Conosci l'autore

Attilio Bertolucci

1911, San Lazzaro, Parma

18 novembre 1911 - 14 giugno 2000Esordì giovanissimo con Sirio (1929) e Fuochi in Novembre (1934), in cui, dietro un tono ironico e giocoso, traspare già l’inquietudine che caratterizza l’opera matura. La sua poesia, lontana dalle forme ermetiche, intima e personale, è fedele a un numero ristretto di temi e immagini: l’infanzia, la casa e la famiglia, il paesaggio emiliano, il tempo, la malattia, la morte. Nel 1951 uscì La capanna indiana (premio Viareggio), poemetto «impressionista» dalla trama esile, giocato sul colore, la luce, le atmosfere rarefatte rese con raffinato gusto pittorico. Nel suo capolavoro, Viaggio d’inverno (1971), la poesia è chiamata ad addolcire l’ansia quasi ossessiva, la percezione dolorosa...

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