Ricordi e riflessioni. Un dialogo con Giuseppe Vagaggini

Cerroni qui ripercorre la propria vita: "l'infanzia è popolata di ombre"(Schelley), si può vivere senza radici (che hanno una struttura complessa, orizzontale non solo verticale), ricordando con Brodsky che "la geografia combinata col tempo equivale al destino". L' infanzia con la compagnia della complessità, in grande solitudine, ma nel "possedimento della lettura". Poi (soprattutto con la Liberazione a Roma) gli incontri, che sono elementi ed alimenti essenziali della vita, in una vita culturale vivacissima. Punto di partenza delle sue ricerche è stato il diritto come Giano bifronte, nella tematica di aprire il mondo moderno, "sollevando il mondo pratico a livello della ragione, render pratica la ragione come regolatore della realtà". Una sintesi del modo di vedere e agire di Cerroni nella società in cui viviamo la troviamo in questa frase: "Gli effetti collaterali della crescita tra diritti e risposte dello Stato. L'ignoranza e il pensiero corto dell'hic et nunc sono rischi dai quali difendersi. La cultura è un pensiero lungo, diventa un bisogno sociale. Dobbiamo agire come se fossimo ottimisti: qui recuperiamo pienamente la ragione. E qui ridiventa realistico il sapere aude di Kant: dobbiamo avere il coraggio di usare la ragione governando i processi sociali in cui viviamo". Molte riflessioni più che ricordi.