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Ricordi - Francesco Guicciardini - copertina
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Dettagli

1990
1 dicembre 1990
164 p., Brossura
9788884020536

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OP
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Il testo dei Ricordi è quello dell'ultima redazione del 1530, la cosiddetta "redazione C". Le note sono a fine libro. Edizione ben fatta.

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Andrebene
Recensioni: 5/5

Un classico che merita di essere letto, meditato e - perché no - anche sottolineato qua e là: i "ricordi" sono da intendersi come insegnamenti, ammonimenti, frutto dell'esperienza di vita dell'autore. Gli argomenti spaziano dalla politica alla religione, alle esperienze esistenziali personali, da cui traspare una visione disincantata e razionalistica, che si può condividere o meno. In ogni caso si apprezzano l'intelligenza e la capacità espressiva, che rendono gustosa la lettura. L'edizione è molto curata e ricca dei necessari commenti.

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Luca Aquadro
Recensioni: 4/5

"Non crediate a coloro che fanno professione d'avere lasciato le faccende e le grandezze volontariamente e per amore della quiete, perché quasi sempre ne è stata cagione o leggerezza o necessità" (n° 17). "Quanto è diversa la pratica dalla teorica! quanti sono che intendono le cose bene, che o non si ricordono o non sanno metterle in atto!" (n° 35) "Non mi piacque mai ne' miei governi la crudeltà e le pene eccessivi (...) pure che si pigli regola di punirli tutti." (n° 46) "Non spendere in sullo assegnamento de' guadagni futuri, perché molte volte o ti mancano o riescono minori del disegno" (n° 55). "Non fate novità in sulla speranza di essere seguiti dal popolo, perché è pericoloso fondamento, non avendo lui animo a seguitare" (n° 121). "Ciascuno reputa brutti e peccati che lui non fa, leggieri quegli che fa" (n° 122). "Chi disse uno popolo disse veramente uno animale pazzo, pieno di mille errori, di mille confusione, sanza gusto, sanza deletto, sanza stabilità." (n° 140) "Quanto fu accommodato quello detto degli antichi: Magistratus virum ostendit!" (n° 163). "Tutte le città, tutti gli stati, tutti e regni sono mortali" (n° 189). "Non è possibile fare tanto che e ministri non rubino." (n° 204) "Della astrologia, cioè di quella che giudica le cose future, è pazzia parlare." (n° 207) Francesco Guicciardini scrisse i suoi "Ricordi", qui pubblicati in un'edizione di formato ridotto ma di bella fattura, nei primi decenni del Cinquecento. Spesso a scuola lo si salta per far spazio a Machiavelli o perché si è a fine anno. Peccato, perché potrebbe insegnarci ancora molto, e chissà che direbbe se potesse vederci alle prese con Paolo Fox, con il populismo e con le fake news e le ansie da complottismo da social network. Forse questo: "E popoli communemente e tutti gli uomini imperiti si lasciano (...) tirare..." (n° 62). Caro Francesco, forse eri fin troppo ottimista!

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(Firenze 1483 - Santa Margherita in Montici, Arcetri, 1540) storico italiano.La vita Dopo aver esercitato l’avvocatura in varie province toscane, nel 1512 iniziò la carriera politica come ambasciatore della repubblica fiorentina presso Ferdinando il Cattolico: frutto di quell’esperienza furono il Diario di Spagna (1512) e la Relazione di Spagna (1514). Restaurata la signoria medicea, la sua ascesa fu rapidissima: Leone X (Giovanni de’ Medici) lo nominò governatore di Modena (1516) e poi di Reggio e Parma (1517-22); Clemente VII, dopo averlo chiamato alla presidenza della Romagna (1523-26), lo volle luogotenente generale delle truppe pontificie. In tale veste, di fronte alla minaccia di Carlo V, G. propugnò una lega tra gli stati italiani, il papa e il re di Francia, e a Cognac, nel 1526, vide...

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