Requiem d'inverno

“Sono sempre stata affascinata dalle ombre e da ciò che rappresentano: piccole zone di oscurità che possono esistere solo quando c’è luce. Se la luce si estingue, anche l’ombra smette di esistere, fagocitata da un’oscurità più grande. A volte mi sento proprio come un’ombra in un perpetuo crepuscolo. Sempre sul punto di svanire, ingoiata da qualcosa che non posso controllare.” Luce e ombra. Senza l’una, non può esistere l’altra, che tuttavia ne rappresenta l’esatto opposto. Due elementi impalpabili, i cui confini sono allo stesso tempo netti e sottili, come tra la veglia e il sogno, tra la vita e la morte. Basta un nulla per passare da uno stato all’altro. Requiem d’Inverno, di Krisha Skies, è avvolto in un’atmosfera da sogno e da brivido, in una dimensione in cui tempo e spazio sono spesso confusi, così come i sentimenti e gli stati d’animo di Lenora. Lei è la protagonista di una trama i cui rami si intrecciano in maniera sempre più intricata e le cui radici assorbono energia (o dovrei dire forza vitale?) dalla Venezia delle maschere e dal mito di Ade e Persefone, dando vita a gemme nuove e incredibili. Non dirò nulla della trama per non togliere ai lettori il gusto della scoperta e per non rovinare sorprese che, credetemi, di certo non mancano; quel che posso dire è che l’autrice conferma la sua impareggiabile capacità di tratteggiare i personaggi, delineando a fuoco la protagonista e lasciando che il lettore conosca, attraverso gli occhi della stessa Lenora, anche i caratteri degli altri. Le descrizioni dettagliate ma mai eccessive arricchiscono la narrazione dando l’impressione di trovarsi di fronte allo schermo gigante di un cinema anziché davanti alle pagine di un libro, riuscendo a fare in modo che si visualizzi concretamente l’ambientazione a tinte dark e si percepiscano con chiarezza le forti emozioni contrastanti di Lenora. A tutto ciò si aggiunge uno stile elegante e accattivante, con un lessico perfetto e senza esagerazioni.