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recensione di Venturini, N., L'Indice 1986, n. 4
Lou Cannon, corrispondente dalla Casa Bianca per il "Washington Post" segue la carriera politica di Reagan fin dai giorni in cui si candida al governatorato della California. Conoscendo bene il presidente, ne fornisce un ritratto simpatetico: non manca di sottolinearne l'impreparazione alle responsabilità di governo statale e federale, e le contraddizioni personali temperando però il quadro con l'insistenza sul buon senso. l'integrità, l'ottimismo, la determinazione con cui Reagan persegue i suoi obiettivi e colma le sue lacune.
Questa biografia non presenta analisi particolarmente acute, ma delinea con chiarezza il contesto sociale ed ideale in cui Ronald Reagan si è formato, comune a tanti suoi compatrioti: in questa "normalità " del presidente - un "all'American boy, college, football", carriera, famiglia - è forse una chiave importante per capirne la popolarità. L'altra chiave è ovviamente data dalle sue capacita di "grande comunicatore", per cui più di ciò che dice, è importante come lo dice. Essenziale è comunque il fatto che Reagan crede fermamente in ciò che dice, come testimonia il resoconto della sua transizione dalle fila democratiche a quelle repubblicane: l'ex-attore benestante, divenuto propagandista per la General Electric, assecondava il suo pubblico criticando l'espansione dei poteri federali. Questa esperienza lo cambiò da un avversario della grande industria in uno dei suoi più ferventi portavoce".
Il libro, scritto per il pubblico americano, segue un facile stile giornalistico, cronachistico ed aneddotico. Il lettore italiano rischia di perdersi nelle minuziose descrizioni delle campagne elettorali, o delle trattative con magnati del West che lo portano sulla strada dalla presidenza. Grande rilievo viene dato ai collaboratori, ai loro dissidi, alle loro carriere. La minuzia dei dettagli e delle testimonianze spesso non consente di formarsi una visione globale del significato di questa presidenza, al di la dell'implicito assunto che essa è un segno dei tempi, che risponde ad esigenze diffuse nell'elettorato americano.
Brilla per la sua assenza la politica estera. L'autore, nell'epilogo aggiunto per l'edizione italiana, chiarisce che i problemi internazionali erano al di fuori degli interessi e dell'esperienza di Reagan, almeno nel primo mandato, mentre il secondo sembra segnato da sforzi verso la pace. Tuttavia, sembra che per Cannon la politica estera si limiti alle trattative fra superpotenze sul disarmo, mentre Centro America e Medio Oriente meritano sola un paio di accenni, ed Africa, Asia c Pacifico rimangono zona incognita.
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