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scheda di Macioti, M.I., L'Indice 1993, n. 2
Identità come immobilità della morte, nazionalismo come consenso sacro all'identità, credenza nella trascendenza della nazione, sono alcuni dei temi affrontati da Gallissot in questo testo curato da Anna Maria Rivera. Testo composto da riflessioni apparentemente slegate fra loro, che in realtà hanno una profonda unità, compongono un quadro di antirazzismo coerente. Anche a partire da una puntuale analisi delle varie forme di razzismo, dal razzismo differenzialista - da tempo ormai noto in Italia - alle interpretazioni del razzismo come malattia della personalità, come aberrazione; dalla critica dell'interpretazione centrata sui rapporti di potere e sulla violenza alla discussione dell'ipotesi del razzismo come peccato dell'Occidente ("non esiste razzismo se non attraverso uno scientismo della razza, ed è solo il pensiero occidentale che ha prodotto questo biologismo", p. 29). Ancora, l'autore esamina e discute le interpretazioni del razzismo come strumento dello sfruttamento capitalistico ("Eppure - scrive Gallissot - lo sfruttamento capitalistico si realizza altrettanto, se non più, senza l'aggiunta... certo proficua, della discriminazione razziale, anche se il razzismo può apportare un di più", p. 41). A suo parere, per meglio comprendere certe reazioni bisogna tener conto della lotta contro il declassamento e la precarietà della propria condizione sociale da parte di ceti in crisi, e ancora delle reazioni alla "denazionalizzazione" che stanno vivendo gli stati nazionali. In sintesi, per combattere le ondate razziste l'autore propone la separazione della cittadinanza dalla nazionalità, il perseguimento di una cittadinanza transnazionale. In Italia, dove il dibattito sul razzismo per ora non ha portato ad analisi approfondite e di alto livello, il testo di Gallissot può rappresentare un contributo prezioso per la proposta di piste di analisi da percorrere.
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