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La ratta - Günter Grass - copertina
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Descrizione


I topi sembrano essere la specie meglio attrezzata per sopravvivere a una catastrofe naturale. Non a caso, dunque, Grass ha scelto una ratta parlante per avviare con lei un serrato dibattito per il futuro dell'uomo e su un processo di autodistruzione che forse è già irreversibile. Per completare la sua apocalittica requisitoria, Grass ha convocato in questo romanzo a più piani e varie prospettive i personaggi dei suoi libri precedenti.
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Dettagli

Tascabile
1 gennaio 1997
9788806144364

Voce della critica


recensione di Schiavoni, G., L'Indice 1987, n. 7

Questa volta Gunter Grass ha dato fiato alle trombe del Giudizio. E ha fatto sul serio, senza risparmi, portando alla bancarotta totale quella specie in via d'estinzione che è la nostra, la quale, per trovandosi già a vivere la catastrofe incombente, si comporta come se essa non fosse parte integrante del proprio orizzonte. Per un'impresa così impegnativa, la fantasia di Grass ha naturalmente chiamato in soccorso la sua sperimentata vena "favolistica" e le sue risorse barocche. Stavolta l'animale parlante non è più lo stupendo rombo chiodato, pescato nelle materne acque del Baltico (nel frattempo divenute assai più infestate dalle meduse e inquinate dal petrolio) come avveniva nell'omonimo romanzo del 1977.
Cavaliere e insieme superstite dell'Apocalisse già compiuta (ovviamente per disastro termonucleare) è, in quest'ultimo romanzo di strabiliante inventiva, l'aborrito abitatore delle fogne, del sottosuolo e dei rifiuti al quale persino il biblico Noè non si sentì di far posto sull'Arce che offrì scampo al Diluvio universale. Ma i topi (forse anche in ossequio all'estetica grassiana del sordido e del repellente) erano amati da Dio, tant'è che sono riusciti a scampare, mentre gli uomini non ce l'hanno fatta. E ora un debole "io narrante" finito-nel Day after- Dio sa come in una capsula spaziale "in sempiterno girotondo" intorno alla terra, stenta a credere ai propri occhi e ai propri orecchi allorché la Ratta sua interlocutrice, una tagliente Cassandra che domina ossessivamente i suoi sogni e campeggia sul monitor, gli narra in toni di spietata requisitoria gli "ultimi giorni dell'umanità". La dimensione della storia, dalla quale i protagonisti grassiani si esiliano continuamente, può reggere soltanto in questa finzione-dissolvenza del flashback (in cui per l'io narrante può vigere l'illusione di stornare la risoluzione negativa); può essere forse tollerabile solo nel gesto del "congedo" "ho sognato di dover prendere congedo/da tutte le cose che mi hanno circondato ...") e nella latitanza dell'essere umano. E vengono in primo piano i guasti dell'inquinamento, le foreste agonizzanti, la minaccia atomica, la ricerca scientifica fine a se stessa, i problemi razziali...
Per il lettore che conosca il Grass dei tonanti appelli alla disobbedienza civile contro la bomba non è facile, certamente, riscoprire in questo impervio romanzo della "fine" -oltre all'Apocalisse -anche la ricerca di una speranza divenuta sempre più flebile. Anche perché la replica finale della Ratta a chi suppone protraibile un'esistenza umana "in solidarietà e con intenzioni pacifiche" suona: "Un bel sogno!"

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Conosci l'autore

Günter Grass

1927, Danzica

Figlio di madre polacca e padre tedesco, Günter Grass nasce a Danzica, allora città-stato indipendente. Un luogo multietnico in cui polacchi, tedeschi e kashubi convivevano tra tensioni e fatiche. I genitori del piccolo Günter possiedono una drogheria, e lui va a scuola fino a 15 anni, quando prova ad arruolarsi nella marina del Terzo Reich. Non ci riuscirà, ed entrerà come volontario nel Reichsarbeitsdienst e due anni dopo nelle Waffen SS. (Confesserà la sua infatuazione per il Terzo Reich in un libro di gran scalpore, Sbucciando la cipolla, edito in Italia nel 2007 per Einaudi). Nel 1945 viene ferito dagli Alleati e, catturato dagli statunitensi, viene rinchiuso in un campo di prigionia in Baviera. Dopo al guerra viene liberato ma perde del tutto i contatti...

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