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Una sera d'estate, al ballo del Casinò di T. Beach, una donna sconosciuta rapisce a Lol V. Stein il suo sposo promesso. Anne-Marie Stretter avanza al centro della sala vuota e prende Michael Richardson nelle spire della danza. Lol V. guarda rapita. Non è gelosa: quella donna è forse lei stessa, e l'attrazione fatale che osserva tra i due è forse il suo stesso amore, a cui ora, per magia, assiste dal di fuori. Il rapimento di Lol V. Stein prende avvio da questa ferita dello sguardo. Tuttavia gli occhi non si staccano dalla coppia che danza, e quando la coppia allacciata scompare per sempre dalla sua vita, Lol V. Stein, rapita oltre se stessa, continua a fissare smarrita ciò che le manca. La sua esistenza si addensa tutta in quel vuoto: il suo cuore è sviato. "Mancava a Lol qualcosa per essere. Era forse il cuore a non essere qui." Impotente a fermare l'azione, come uno spettatore di fronte al film che scorre sullo schermo; incapace di sfogare il dolore che sente, Lola Valeria Stein ammutolisce; la sua vita si ingorga, il tempo non fluisce... Lola fa la morta. Finché l'incontro con Jacques Holt e Tatiana Karl non le permette di rivivere la scena fatale e rovesciarne il senso. Ancora una volta lei guarda una coppia di amanti, ma questa volta il suo sguardo separa Jacques da Tatiana, e lo rapisce a sé. Precisa, fredda, implacabile, Marguerite Duras insegue con regia ferma la passione di Lol. La fissa in immagini incandescenti con una sapienza che a volte definiremmo psico-analitica, altre volte da indagine poliziesca. Sì che alla fine rapito è il lettore e il suo rapimento è grazia di una scrittura densa, che sa trasportare nelle regioni mute di passioni mitiche e sa toccare le verità elementari e tremende degli affetti umani più semplici - la passione d'amore, la gelosia, l'invidia...
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