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La ragione barocca. Da Baudelaire a Benjamin - Christine Buci-Glucksmann - copertina
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La ragione barocca. Da Baudelaire a Benjamin - Christine Buci-Glucksmann - copertina

Dettagli

1992
1 febbraio 1996
192 p., ill.
9788876481505

Voce della critica

RAK, MICHELE, Diamo al barocco quel che è barocco-->
intervento di L'Indice 1993, n. 2
POLICHETTI, MARIA LUISA (A CURA DI), Il progetto di Sisto V. Territorio, città, monumenti nelle Marche, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1991
CANTONE, GAETANA, Napoli barocca, Laterza, 1992
BUCI-GLUCKSMANN, CHRISTINE, La ragione barocca, Costa & Nolan, 1992
AA.VV., L'uomo barocco, Laterza, 1991
recensione di Rak, M., L'Indice 1993, n. 2

"DEL BAROCCO". Barocco è un termine usato per indicare un movimento culturale che si afferma in alcuni paesi europei tra la fine del Cinquecento e i primi tre quarti del Seicento e poi si diffonde erraticamente in America latina e nell'Est. È un termine che segnala vari aspetti del mutamento che si produce nelle culture europee sotto la pressione di eventi di segno diverso che comportano spostamenti delle popolazioni - le campagne militari, l'inurbamento, le pestilenze, le rivolte -, che modificano il costume delle comunità, l'incremento dei viaggi, l'invenzione di macchine, la produzione di oggettistica, anche d'arte - e trasformano profondamente il sistema dell'informazione - con crescenti quantità di libri, di immagini a stampa e di avvisi e gazzette.
Il termine barocco è uno dei termini che segnala il mondo mobile della media modernità. Nelle città le famiglie, le comunità religiose, le amministrazioni sono costrette a tentare di controllare questi moti costruendo e segnalando la propria identità attraverso fabbriche e emblemi, cuccagne e concerti, poesie e alberi genealogici. Per realizzarle ricorrono sempre più frequentemente a un vasto aggregato di specialisti della comunicazione: pittori architetti, teatranti e, naturalmente, letterati e artigiani.
Il barocco è fatto di musei e biblioteche, di "stanze delle meraviglie", di baldacchini e di architetture effimere, di statue consumate dai fuochi artificiali, di costruzioni e feste, di accademie, di piazze, di percorsi, di libretti popolari e di teatro, di abiti straordinariamente curati, di danze e di fiabe. Con queste pratiche e eventi sono state commissionate relazioni, quadri, disegni per spiegarne il significato politico e per mandarne notizia anche lontano dai luoghi in cui quegli eventi si sono consumati.
La "cultura barocca" si produce mescolando i materiali che vengono da tutte le tradizioni segniche, con una progressiva caduta degli steccati tra le tradizioni esclusive dei ranghi. La lirica sensualista della corte è esclusiva quanto le tabelle votive nel circuito dei santuari. Il barocco unisce l'Europa; incrina la struttura della società dei ranghi, produce generi di fortuna assoluta come il romanzo, individua la dimensione vincente dell'intrattenimento e del teatro pubblico, della poesia celebrativa e dell'opera in musica, aumenta l'interscambio semico tra i gruppi sociali.
Il barocco è il prodotto di un aumentato bisogno di comunicazione tra realtà locali. Le piccole corti italiane, come la prestigiosa corte del Re Sole, configurano un "mondo barocco" che è un campo di ricerca nella comunicazione artistica (compresa la letteratura) ma soprattutto nella comunicazione sociale. Un linguaggio comune per i cortigiani, i viaggiatori, i poeti ma anche per gli artigiani, i mercanti, le plebi cittadine.
È l'epoca del 'tour' dei cavalieri che attraversano l'Europa con le loro scorte per incontrare dotti e accademie, osterie e luoghi di piacere, per osservare costumi e esperimenti scientifici, il carnevale e i relitti dell'antichità.

"CITTÈ E COMUNICAZIONE". Il "modo barocco" risponde a una crescente domanda dei gruppi che abitano le città moderne e che devono comunicare tra di loro con vari apparati di segnalazione. Per questo cresce la cura degli abiti e delle posture, dell'etichetta e delle buone maniere, delle decorazioni e delle imprese, dei tessuti e dei colori. Un minimo teatro del sé che è soltanto una parte di una più generale domanda di spettacolo che investe le tavole dei palcoscenici ma anche le sale dei palazzi, le navate delle chiese, le strade e le piazze della città edificate valutandone gli effetti scenografici e l'impatto sui passanti.
Le famiglie, gli ordini religiosi, le parti politiche, gli ambasciatori fanno costruire nelle strade archi e monumenti di legno e cartapesta, organizzano cuccagne, giostre di tori e tornei nei quali gareggiano guerrieri prudenti in scintillanti armature di stoffa, costruiscono stupefacenti addobbi, decorazioni, cartelloni illuminati dai ceri, statue di cartapesta imbottite di fuochi artificiali che si consumano in crolli e esplosioni spettacolari.
Di qui l'attenzione per la comunicazione e la crescita del suoi addetti. Un'epoca impossibile da descrivere senza l'effimero, senza le feste, le processioni, gli abiti, senza le arti e, tra queste, la letteratura, senza teatro, senza l'artigianato e le sue invenzioni, senza filosofia e scienze della natura, senza i viaggiatori, musei e biblioteche.
I materiali di un'antichità ritrovata (dall'antiquaria) sono combinati con le merci e le materie che vengono dall'America e altri luoghi favolosi. Senza questi la lirica, il romanzo, l'oggettistica sono illeggibili, al pari del cambiamento del costume legato al loro uso.

"LE ARTI COMBINATE". Una scuola della ricerca restaura e legge testi - feste, edifici, romanzi, trattati, angiolotti - ricostruendo gli aspetti del barocco meno o poco noti a questi nostri anni dell'oblio e del 'packaging' e in particolare lavora a due aspetti di questo movimento.
Il primo aspetto è l'intreccio tra le arti che è una dominante del barocco e che ne ha reso spesso difficile la comprensione. Del legame segreto tra architettura, scultura e teatro nella Napoli barocca sono state ricostruite le fasi di preparazione e di esplosione e declino leggibili in chiese, archivi, progetti, integrazioni di chiese e monumenti. Si scopre questo legame osservando i canali di trasmissione dei modelli, le fasi di costruzione degli edifici e di lavorazione delle opere, il rapporto tra committenti e artisti e la composizione del pubblico. L'itinerario dei singoli artisti è un tassello indispensabile nel quadro mobile del movimento: le architetture, come molte altre opere della modernità, sono state raramente il lavoro di un solo autore.
I sessant'anni di lavoro di Cosimo Fanzago hanno prodotto una parte notevole dell'immagine della Napoli barocca - la certosa di San Martino, il palazzo Donn'Anna, la guglia di San Gennaro e poi armadi e statue lignee, baldacchini di rame, porte, cancelli e apparati di stucco. Il suo barocco è la lavorazione di tipi compositivi classicisti con variazioni su uno stesso tema, giochi di ricorrenze e rispecchiamenti. È un'architettura della teatralità e del dinamismo, dove la scultura diventa architettura, gli ordini sono drammatizzati, i capitelli sono sostituiti da teschi. Sulle facciate si riscrive in pietra il naturalismo caravaggesco.
Alla fine del secolo Napoli è un fastoso teatro della devozione e del potere politico. Le rutilanti cappelle delle chiese, le scenografiche scale dei palazzi, le fontane nelle piazze, le guglie dei Protettori sono i documenti rimasti di una città vista come un'ideale quinta teatrale in cui le feste hanno la funzione di comunicare l'identità, il prestigio, le parole d'ordine, le alleanze delle famiglie, delle comunità religiose, delle istituzioni che le commissionano.
Sugli apparati costruiti nelle strade e nelle piazze il cittadino e il viaggiatore trovano trascritti gli emblemi e le regole della società: i grandi quadri su trasparente con le storie dei santi, gli altari con le loro immagini, le cuccagne che sono luoghi di liberazione apparente e momentanea dalla penuria, le imprese e i ritratti dei sovrani e degli altri potenti, le scritture dei letterati. In poche altre città europee il barocco mostra con altrettanto splendore le sue virtualità di mix tra ideologia e politica culturale dei committenti e abilità tecnica e incontrollabilità formale degli artisti e degli artigiani.
Il secondo aspetto è la natura politica del barocco. Progettando chiese e strade per le sue Marche Sisto V (1585-90) non intende fare stravaganze ma elabora una strategia della vita collettiva: il miglioramento della viabilità, la pianificazione dell'urbanizzazione, la progettazione delle vie d'acqua con relative fontane, la scansione degli spazi cittadini con edifici monumentali. Un progetto poi realizzato oltre i tempi brevi del suo pontificato, che mette al centro dell'attenzione la Santa Casa di Loreto e si muove verso la promozione socio-economica del territorio e l'esaltazione del prestigio delle città anche con architetture di qualità. È un programma analogo a quello realizzato a Roma con la valorizzazione del Quirinale, del Viminale e dell'Esquilino polarizzata sul Laterano e sul Colosseo a bilanciare la tradizionale centralità vaticana. Un aspetto montante e segreto scoperto negli archivi e con una minuziosa ricostruzione degli interventi.

"SUL LETTINO DEL BAROCCO". Il barocco è un modo della comunicazione elaborato a uno dei tanti, irripetibili crocevia della storia della cultura europea, difficile farlo passare per una categoria dello spirito. Una parte della ricerca italiana ha contrassegnato quasi mezzo secolo fa con il termine "barocco" uno stile dai tempi e modi indeterminati e enigmatici, con l'effetto di cancellare quasi del tutto dall'insegnamento un movimento portatore di peccaminosi testi con argomenti come il sesso e la politica.
Come se non bastasse c'è ora il vezzo di usare il termine barocco per segnalare l'andamento erratico e composito dei processi conoscitivi nella cultura di massa. Sarebbe come definire una pratica neoimperiale il fatto che in un terribile ristorante romano entrano nelle sere d'inverno una decina di omini vestiti da soldati romani, con toghe e corazze, e pronunciano un romanesco "Ave Cesare morituri te salutant", poi girano sulle loro gambette bianche e pelose e s'allontanano baccagliando con i loro scudi di latta. È brava gente, fa il suo lavoro e non si può negare che c'entri qualcosa con l'impero romano. Ma è soltanto una pallida immagine riciclata per turisti di bocca buona che infatti l'aprono e sghignazzano masticando rigatoni democratici o coda alla vaccinara.
Capita qualcosa di simile al barocco che viene usato come una categoria dello spirito, ente che, come è noto, fa ormai acqua da tutte le parti. Il barocco è stato un momento e modo della modernità europea. Il fatto che i suoi modelli siano passati altrove - dall'America del Sud al profondo Est - fa parte del normale transito di strumenti da alcune ad altre aree. È un movimento che gli ultimi cinquant'anni di ricerca hanno ampiamente ricostruito. Scoprendo che alcuni suoi argomenti, tecniche e tendenze persistono fin dentro la postmodernità.
La cultura mediale utilizza naturalmente anche i suoi materiali, come tutta la paccottiglia della storia. Qualche anno fa giornali familiari mettevano insieme "Ivanohe" e "Il nome della rosa" e scrivevano per il loro pubblico ruspante che andavamo verso un altro medioevo. Ora scrivono che stiamo andando verso il neobarocco. Naturalmente non ci aspetta n‚ l'uno n‚ l'altro. Non è più tempo di medioevo e neanche di barocco.
Al massimo, sdraiandolo su un lettino, ci si può far raccontare dal barocco come alcune delle sue linee di ricerca di movimento luminoso per vocazione e per scelta si siano evolute nello spettacolo della cultura mediale.

"DR PROCUSTE". Alcuni giovani ingegni costringono il barocco sul lettino, notoriamente scomodo, di Procuste. Hanno letto Benjamin ma poco del Seicento europeo.
Il povero Benjamin non è colpevole delle sue furiose letture italiane degli anni settanta e conosceva benissimo il dramma della sua scrittura trattenuta dalla filosofia idealista e dalla mentalità romantica sull'orlo della conoscenza della cultura di massa per trattare le cui indecenze ci vogliono altri strumenti. Le differenze della storia erano per lui soltanto "la frangia colorata di una simultaneità cristallina". Ma accettava le perplessità di Burdach su costruzioni come l'inestirpabile "uomo del Rinascimento", per non parlare dell'"uomo gotico" e dell'"uomo barocco".
Allora, sembrano secoli, pensavano ancora che il lavoro della storia della letteratura e della cultura fosse sui dettagli e le personalità, roba che impediva l'esercizio della filosofia. Era possibile scrivere di barocchi vari senza aver fatto l'itinerario tra i sensi dell'"Adone", il materismo dei monumenti funebri, la bellezza finta degli apparati, la scrittura porno parodostica politica, Sarpi, Marino e Campanella. Non è più così. Tocca leggere.

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