La ragazza immortale

«Il ritratto pittorico è il mezzo più efficace affinché una personalità superi i limiti della vita fisica. Un dipinto a olio è capace di sfidare il tempo al contrario delle immagini tecnologiche, in particolare l’odierna fotografia digitale, inevitabilmente destinate all’obsolescenza. Il poeta polacco Milosz ha scritto che, in un uomo, una delle caratteristiche più meritevoli di rispetto è il desiderio di lasciare una testimonianza. Io credo di meritare un certo rispetto perché non solo ho desiderato, l’ho anche realizzato questo desiderio, e da oggi, con queste opere d’arte, la mia testimonianza sei tu». La ragazza immortale (La Nave di Teseo, 2023) è un romanzo godibile, di certo non resterà negli intramontabili della letteratura ma ha il pregio, comunque, di lasciarsi leggere piacevolmente. Ci racconta di un rapporto amoroso, un po’ sbilanciato e asimmetrico, che fa della materia dell’amore, dell’arte e delle bellezza un percorso in crescendo. L’idea e lo sviluppo narrativo anche sono abbastanza originali. «Possiamo leggerlo o rileggerlo ma per me non sarà più lo stesso libro e per te non sarà il libro che io lessi allora. Sono cambiato io, è cambiato il mondo, è cambiato l’amore. Non ci si bagna due volte nello stesso fiume, non si legge due volte lo stesso libro».

“La ragazza immortale” ha al proprio interno il tempo che scorre, gli spazi percorsi veloci come farebbero le biglie di un flipper, da un pittore all’altro, da un paese all’altro (in nessun altro luogo al mondo si trova una concentrazione di bellezza come in Italia). Arte, amore, morte e memoria sono i temi di questo romanzo.