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La ragazza di Marsiglia - Maria Attanasio - copertina
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ragazza di Marsiglia

Descrizione


Unica donna a partecipare all’impresa dei Mille, protagonista del Risorgimento, per vent’anni moglie di Francesco Crispi, Rosalia Montmasson è stata cancellata dalla storia, rimossa dai libri e dalle memorie dell’epoca.

Maria Attanasio ne ha seguito le tracce, ripercorso i luoghi, scavato tra cronache e documenti, si è appassionata alla vita di questa donna dal temperamento straordinario, ribelle a ogni condizionamento e sudditanza. E ce la racconta in un romanzo sulla libertà di pensiero che è quasi una storia al femminile sul Risorgimento. Chi sfogliasse l’album dei Mille, galleria fotografica degli eroi dell’impresa garibaldina, al n. 338 troverebbe la foto di Rosalia Montmasson Crispi, l’unica donna che si imbarcò alla volta della Sicilia. Di lei poi non si seppe più nulla, svanita nelle carte pubbliche e private, rimossa dalla memoria nazionale e oggi restituita alla sua grandezza grazie a una scrittrice da sempre attratta da figure ribelli e anticonformiste. Eppure Rosalia non era una donna qualunque, per vent’anni fu la moglie di Francesco Crispi, di cui aveva condiviso ideali e azioni. Si erano conosciuti a Marsiglia e poi Torino nel 1849, negli anni della cospirazione risorgimentale, Rosalia l’aveva seguito nell’esilio a Malta dove si erano sposati e dove si mantenevano con il lavoro di lei, lavandaia e ricamatrice. E poi a Londra, a Parigi, al servizio della causa mazziniana senza paura e senza riserve si era fatta cospiratrice e patriota, sempre al fianco del suo Fransuà, così chiamava Crispi. Alla vigilia della spedizione di Garibaldi in Sicilia lei si presentò. Il Generale era stato chiaro, né mogli, né madri, né volontarie, sulle navi non voleva donne, ma di fronte alla determinazione della ragazza cedette e non se ne pentì: fu protagonista di quella sollevazione di popolo che fu la spedizione dei Mille, ricevette la medaglia dalle mani dell’eroe dei due mondi, il riconoscimento del ruolo svolto, la pensione.
Poi, dopo l’Unità, le divergenze e i contrasti tra Rosalia e Fransuà si accentuarono, politicamente e personalmente: Crispi, ormai uomo di governo, tradì gli ideali mazziniani che li avevano uniti, sopraggiunsero per lui altre passioni. Sposò un’altra donna e accusato di bigamia negò la validità del precedente matrimonio con Rosalia, facendo sparire le carte. Una autentica impostura; eppure Rosalia era stata per vent’anni Madame Crispi, accolta a casa del Maestro Mazzini, come a corte dalla regina Margherita che per lei nutriva una istintiva simpatia. Annullato il matrimonio sparì anche Rosalia, dalla vita di Crispi, dai libri e dalla memoria, una totale rimozione della storia risorgimentale che si è protratta fino ad oggi.
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Dettagli

2018
10 maggio 2018
400 p., Brossura
9788838937774

Valutazioni e recensioni

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Sonia
Recensioni: 5/5

Romanzo storico, ben scritto, si legge tutto di un fiato

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MARCO M.
Recensioni: 5/5

bellissima scrittura. a tratti commovente e partecipativa di un buco nero nella storia risorgimentale, e nello specifico dei Mille. Interessante alla fine negli apparati, la ricostruzione del percorso di ricerca per avere notizie dei vari personaggi che , quasi per ognuno, meriterebbero approfondimenti ( le tracce ci sono). Figura di donna che oggi sarebbe iconica, accanto a tante altre che, per fortuna, oggi si vanno riscoprendo .

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Silvia
Recensioni: 5/5

Un libro che permette di scoprire una parte taciuta della storia, del "glorioso" Risorgimento tutto al maschile e scoprire la figura di un'eroa (eroina è il femminile di eroino...) nascosta e dimenticata. Lo stile non è banale nè semplicistico e, allo stesso tempo, non è accademico, pedante, specialistico, nonostante il rigore della ricerca storica. Insomma un libro che si può leggere con piacere ed interesse, che si lascia avvicinare con familiarità, schiettezza e serietà.

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Recensioni

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Voce della critica

Il racconto storico di Attanasio restituisce la vita esuberante, densa e ingiusta di Rosalia Montmasson (1823-1904). Di umili origini savoiarde, seconda moglie di Crispi, fedele all’azione di Mazzini e Garibaldi (...), unica donna tra le 1089 camice rosse che partirono da Quarto nella notte tra il 5 e il 6 maggio 1860. Sulla pluridecorata eroina, (...) esistono testimonianze scritte, ufficiali e private, veritiere e menzognere, che Attanasio passa in rassegna usandole con perizia o rigettandole con giustizia.

(...) La Rosalia del volumetto Sellerio non è quella patriottica, imbalsamata dalla storiografia post-risorgimentale. La Rosalia di Attanasio, più evocata a squarci e tratti che narrata a tutto tondo, ritrova la voce che le era stata tolta e al cui recupero, supportato da documenti d’archivio inediti, fa da contraltare il progressivo disfarsi di quello che era stato l’uomo della sua vita: Crispi. La lettura delle azioni e delle parole di Rosalia condannano Crispi senza appello. Il grumo più importante di questo racconto-saggio di storia e di verosimigliante finzione, riguarda il matrimonio di Rosalìe e “Fransùa”, esuli e poverissimi, celebrato a Malta il 27 dicembre 1854. Nozze che vent’anni dopo un Crispi potente ormai monarchico e reazionario – risposatosi con la terza moglie, Lina Barbagallo, accusato di bigamia e vicino alla rovina privata e politica – rinnegherà definendolo “simulacro di matrimonio”.

Attanasio si muove tra le carte dell’istruttoria e della sentenza che lasciò impunito Crispi e condannò Rosalia all’oblio. Tra le crepe di una storia “che invece di diventare magistra vitae, resta prevalentemente speculum iniquitatis”, si insinua la storia dei “se” e dei “ma” della Attanasio: “Se Francesco Crispi fosse stato condannato altra sarebbe stata la storia dell’Italia. Nel decennio del suo governo si produsse infatti una profonda distorsione del concetto risorgimentale di patria e democrazia: l’esasperato nazionalismo dell’età umbertina, prima; e fascista dopo. Una sentenza che, per i suoi effetti, fattuali e culturali, non può essere minimizzata. Né moralmente, né sul piano storico-politico” (...).

Recensione di Giuliana Adamo

 

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La ragazza di Marsiglia (400 pagine, 15 euro) di Maria Attanasio è un romanzo storico, diviso in sei parti. Questo sottogenere letterario dal suo affermarsi in Italia nell’Ottocento, grazie alla fortuna dei Promessi Sposi, non ha mai smesso di essere coltivato da tanti scrittori, ma nei contemporanei la storia non è più maestra di vita, non ha nulla da insegnare, infatti, se si vuole fare qualche esempio, per Eco (Il nome della rosa, L’isola del giorno prima) la storia diventa labirinto, per Vassalli (La Chimera) è espressione di un’insensatezza nichilista, per Malerba (Il fuoco greco, Le maschere) è lotta per il potere, per Maria Attanasio specchio d’iniquità e lo dimostra ampiamente nel suo romanzo, dove denunzia l’iniquità della storia nei confronti di Rosalia Montmasson, un ruolo di rilievo nell’impresa dei Mille, di cui tuttavia di non parla nessun libro di storia: dimenticata, inesistente, solo perché donna.

Il titolo del romanzo deriva dal luogo dell’ incontro di Rosalia con Francesco Crispi, infatti lei, lavandaia e stiratrice incontrò lui, esule dalla Sicilia borbonica a Marsiglia e ne condivise gl’ideali mazziniani, partecipò alle riunioni e alle rischiose azioni clandestine, alla garibaldina spedizione dei Mille. La condivisione ideologico-politica divenne anche sentimentale e tra i due nacque l’amore e il conseguente matrimonio, ma poi la svolta monarchico-savoiarda e la presenza di altre donne nella vita di Crispi fecero sì che Rosalia diventasse solo un ostacolo nella sua vita, di conseguenza si servì del suo potere di ministro per fare annullare con cavilli burocratici, il matrimonio.

Anche Maria Attanasio (qui la sua intervista) non ne aveva mai sospettato l’esistenza, fino a quando «in un pomeriggio di noia e depressi pensieri del 2010, navigando di sito in sito» non trovò nel quadrimestrale Lumie di Sicilia, notizia di «una targa commemorativa  che, in occasione del bicentenario della nascita di Garibaldi, l’Associazione culturale Sicilia e Firenze aveva fatto collocare sulla facciata di un palazzo fiorentino di via Della Scala» (Appendici, Coincidenze,pag.347), dove Rosalia aveva abitato insieme al Crispi ai tempi di Firenze capitale.

«Fu amore a prima vista per le maschie virtù pubbliche e le gentili virtù domestiche di Rosalia Montmasson» (idem, pag. 349),  sostiene la scrittrice, che da quel momento cominciò a fare serie ed approfondite ricerche sulla vita di quella donna che una storiografia iniqua e maschilista ha sempre taciuto, cancellandone la memoria e alla quale perciò ha voluto rendere giustizia con la composizione di questo romanzo. Però la volontà tutta femminile, l’ideologia femminista e la carica, si potrebbe dire, passionale di Maria Attanasio fanno sì che il romanzo soprattutto a partire dal IV capitolo della quinta parte, acquisti un tono più specificatamente saggistico.

L’intervento  del narratore eterodiegetico, come il modello manzoniano dimostra appieno, rientra nelle caratteristiche del genere, ma la nostra narratrice-autrice, lo accentua e non a caso, perché il suo essere donna e femminista la induce naturalmente a rendere più ampio, evidente, incisivo e pregnante il suo commento e ciò è totalmente condiviso, considerato che esso ha la funzione di rendere giustizia all’altra metà del cielo, abitualmente sottovalutato e sottomesso alla supremazia maschile. Sì, abitualmente, perché anche oggi i numerosi femminicidi evidenziano un’usurpata supremazia maschile che non accetta l’emancipazione della donna e l’emergere delle sue competenze e abilità, in una sana, democratica e cristiana considerazione dell’uguaglianza di tutto il genere umano. E non è un caso, soprattutto alla luce di quanto suddetto, che la figura di Francesco Crispi venga considerata ambigua e tornacontista, poiché i suoi comportamenti sono dettati in politica dalla smania di potere e nella vita privata da una sensualità non controllata né dal cuore, né dalla ragione.

Le sei parti del romanzo e i capitoli in cui ciascuna di esse si suddivide, hanno un titolo e sono accompagnati da citazioni di autori o da frasi contenute nei capitoli stessi, che fungono da elementi-chiave per indurre il lettore a focalizzare il nucleo tematico degli stessi; seguono appendici, notizie e ragguagli in cui l’autrice-narratrice descrive il lungo e travagliato lavoro di ricognizione su personaggi ed eventi. Le esaustive descrizioni, i frequenti dialoghi, i numerosi flashback, attraverso i quali Rosalia propone con passione e convinzione le sue passate imprese e dai quali chiaramente emerge la focalizzazione interna a cui la narratrice-autrice è indotta dalla condivisione di ideali e valori, rendono gradevole la lettura e fanno sì che, a prescindere dalle personali convinzioni, si apprezzi comunque l’autentica passione patriottica che animò questa donna, ignorata dalla storia solo perché donna.

Recensione di Francesca Luzzio

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