La ragazza dei passi perduti

il thriller parte piano piano, come una qualsiasi indagine sulla morte di una ragazza, probabilmente suicida, da parte di un magistrato con mille problemi sulle spalle. Ben presto la trama si allarga fino a coinvolgere personaggi di primo piano e politici, alternando fantasia e realtà. Avvincente e coinvolgente ha un finale particolarmente pessimista e quindi in linea con l'attualità nonostante siano passati quasi 20 anni dalla sua pubblicazione: non esistono soluzioni agli intrighi e alla corruzione degli uomini che lastricano le vie del potere. Lo possiamo constatare quotidianamente, siamo semmai diventati più cinici e nulla riesce più a meravigliarci. Un buon libro e una buona lettura ... ma non eccezionale !!

nonostante questo libro sia stato scritto negli anni '80, vanta un'attualità che non mi è mai capitato di riscontrare in altre opere. decisamente un bellissimo libro!

Una crime story ambientata a casa nostra e per di più a Montecitorio? La mia prima reazione, dopo aver letto i risguardi di copertina, è stata di perplessità all'idea che questo tipo di contestualizzazione avrebbe potuto renderne ostica la lettura e artifioso l'impianto rispetto ai canoni del genere. Invece, il romanzo s'è rivelato trascinante e tale da stimolare un'appassionata lettura. E' magistralmente trattato l'intreccio tra i personaggi di fantasia e quelli dela vita reale: i politici degli anni '80 e dei primi anni '90 ci sono proprio tutti. Inoltre, la vicenda - pur scritta nel 1986 - preconizza Mani Pulite e gli inestricabili intrecci tra politica e malaffare, messi in luce nel corso degli anni '90. Craxi - anche questo dettaglio anticipa eventi successivi - s'è già ritirato dalla vita politica, auto-esiliandosi ad Hammamet. In sintesi, la storia è quella d'un magistrato testardo e pervicace, non ricattabile, che partendo da un fatto di sangue etichettato come suicidio, va a fondo nelle indagini e, mettendo assieme i pezzi, arriva molto lontano, sino ad evidenziare un intrigo di grandi proporzioni. La conclusione del romanzo è amara e pessimista, in definitiva: non c'è alcuna via d'uscita perchè si possa fare ritorno alla moralità delle pubbliche istituzioni. I due autori raccontano nella prefazione che, malgrado i loro timori, molti degli uomini politici tratteggiati nel romanzo si prestarono a partecipare alle presentazioni del volume dopo la sua pubblicazione. La vicenda narrata, inoltre, suscitò l'interesse d'una casa cinematografica che comprò i diritti per la sua trasposizione cinematografica. I due autori vennero coinvolti nell'elaborazione della sceneggiatura. Ci furono lungaggini: ad essa dovettero mettere mano più volte perchè il regista non era mai soddisfatto. Tuttavia, ad un certo punto, il progetto s'arenò e non se seppe più nulla. Da voci di palazzo, gli autori seppero poi che i servizi segreti avevano acquistato i diritti cinematografici proprio per evitare che il film si realizzasse.