La ragazza dagli occhi verdi

Continua la saga delle ragazze di campagna, storia di una emancipazione femminile a partire dagli anni 50, in Irlanda. Protagonista del secondo libro è Kate, ora a Dublino, insieme all'inseparabile amica Baba, da lei completamente diversa e complementare. Nonostante la timidezza caratteriale e nonostante la costante paura istillata dalla severa educazione cattolica (sessuofobica e misogina) Kate avrà la forza di continuare il suo viaggio di personale riscatto e scoperta della propria volontà di vivere. Conoscerà l'amore e i suoi errori, affronterà le ire del padre alcolista e violento, tipico rappresentante di quel villaggio irlandese fondato su due pilastri irrinunciabili: la bibbia e il whisky. E oltre le vicende (a tratti esilaranti per quanto la violenza bruta appare estremizzata fino al ridicolo e si contrappone all'ambiente urbano e alla freddezza emotiva del "fidanzato" intellettuale di Kate) quel che colpisce è lo stile di Edna O'Brien. Attenzione: è uno stile solo apparentemente piano e semplice, in realtà dotato di arguzie e strategie narrative efficacissime e intelligenti. Insomma, procedendo nella conoscenza di Edna scrittrice si cominciano a capire gli entusiasmi e gli elogi di Philip Roth e di Alice Munro. E, naturalmente, si desidera continuare il viaggio.

Desolante. Non so se la storia di una protagonista così noiosa valga la pena di essere raccontata ma sono sicura che non valga la pena di essere letta.