La ragazza annegata

L'americano Steven Sherrill aveva già dato prova della sua originalità con Il Minotauro esce a fumarsi una sigaretta. Con questo romanzo dà vita a Benny Poteat un quasi trentenne della Carolina rurale che se non è un Minotauro ha comunque nella profondità del suo animo qualcosa di mostruoso. Un personaggio paradossale: affascinante ma per certi versi maledetto; sorprendente eppure a volte prevedibile; crudele ma anche generoso. E soggetto a estemporanei sensi di colpa che tuttavia non inibiscono né le sue fastidiose stravaganze né il compimento di atti sessuali piuttosto “disordinati”. Benny ama osservare il mondo dall'alto dei tralicci dove lavora. Da lassù ha visto un sacco di cose e nulla o quasi riesce più a sorprenderlo. Tranne quando in una mattina come le altre gli capita di assistere a un suicidio. C'è una ragazza che si ferma davanti al fiume poggia lo zaino a terra piazza una telecamera su un treppiede si denuda e poi – mentre la telecamera riprende – si immerge nelle acque fino a scomparire. Benny scende in fretta dal traliccio e recupera gli oggetti della ragazza tra cui alcune videocassette e un biglietto da visita. “Che cosa si fa dopo aver visto morire una persona? Dopo aver visto una persona che si suicida?”. Queste alcune delle domande che attraversano l'intera narrazione. Per una serie di circostanze Benny decide di non consegnare gli effetti personali della ragazza annegata alle forze dell'ordine. Visiona con ossessiva parsimonia le videocassette. Arriva anche a investigare sulla vita della suicida fino a incontrarne la famiglia e a entrare in intimità con la di lei sorella. Un romanzo intrigante. Una prosa fluida – ottimamente riportata dall'impeccabile traduzione di Martina Testa – a tratti caustica intrisa di umorismo latente. Convincente anche l'ambientazione arricchita dalle descrizioni particolareggiate di luoghi e personaggi inusuali che confluiscono in una sorta di “microcosmo di virulenta curiosità”.

Massimo Maugeri