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Ancora una volta un libro avvincente. Mi piace molto il vecchio 'idealista' molto diverso rispetto ai tempi odierni. I personaggi di Gary comunque sono sempre umani, anche quelli negativi. Un romanzo dove c'è anche un po di romanticismo e che, forse dovuto alla mia terza età, mi ha fatto piacere. Mi ha colpito soprattutto lo stimolo di immagini mie, ovviamente coinvolgendomi ancor di più: sorprendente, visto che oggi siamo soffocati, sommersi da immagini altrui. La difficoltà di avere immaginazione propria è grave come è grave il fatto che sempre più si ha difficoltà ad avere un pensiero proprio rispetto a ciò che accade nella società, nella politica, la mancanza così di un confronto. Scrivere una recensione, per esempio, mi rendo conto dei miei limiti, soprattutto sono un semplice lettore, ma lo scambio di idee mi permette l'ascolto di pensieri diversi che ruminandoli alle volte mi aiutano a modificare quanto credevo giusto, a vedere oltre il mio pensiero, piuttosto che affermarlo con aggressività usando un linguaggio volgare e/o offensivo.
E' veramente un romanzo corposo che racconta una storia articolata ed intensa, un vero romanzo zeppo di personaggi le cui vicende sono raccontate, unico neo, con dovizia di particolari: forse anche troppi. Il racconto prende l'avvio da Fort-Lamy nell'Africa equatoriale francese dove fra ex-militari sconvolti dalla guerra di Corea, politici e politicanti, una particolare ex-prostituta e appassionati del continente appare un francese, Morel, che dedica la sua vita alla lotta per la salvezza della natura africana ma in particolare degli elefanti. Questo libro scritto nel 1955/56 è stato definito il primo ecologista della storia e in realtà affronta tanti temi: il razzismo, le ideologie,la presa di coscienza dell'autonomia dei popoli africani, i rapporti fra gli uomini e la loro solitudine, i primi barlumi di consapevolezza sulla necessità della salvaguardia dell'ambiente naturale con le difficoltà anche economiche che questo comporta e ancora il progresso e le sue conseguenze ...Veramente un bel libro pieno di rispetto per le mille sfaccettature dell'essere umano e scritto con una prosa molto godibile, asciutta ed elegante.. " Ulè, un paesaggio cui era difficile negare una certa aria di felicità"..
Dopo aver letto "La vita davanti a sè" che tanto mi era piaciuto con la sua prosa brillante, frizzante, divertente e commovente, con molte aspettative mi apprestavo a leggere "Le radici del cielo". Non mi ha convinto dalle prime pagine. Verso metà, mi stava appassionando ma poi ho letto sfogliando le ultime pagine perchè sinceramente non reggevo più la scrittura molto appesantita e non piacevole alla lettura. Non è paragonabile ad Hemingway sia come temi sia come prosa; forse paga il fatto del risvolto politico del libro (a tratti eccessivamente verboso) che nel 1956 aveva un senso ma che nel 2014 tale senso l'ha perso. Si perde anche infatti la passione ecologica che appare a tratti ma che poi si perde nella verbosità della prosa.
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