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ho ricevuto copia del libro con preghiera di esprimere un giudizio quanto piu' sincero possibile: ed eccomi allora a segnalare agli amici che vorranno leggere il libro, come sia possibile ancora oggi, parlando di argomenti conosciuti come quello dei cavalieri templari, attrarre il lettore creando un fitto intreccio capace di emozionare e incuriosire, proponendo una storia che si legge " tutta d' un fiato " e senza cadute di tono; ho letto il libro in una giornata, arrivando alla fine col desiderio di rileggere diverse parti e non nascondo il piacere di esser poi rimasto gradevolmente conquistato dallo stile con cui l' autore si e' cimentato in questa avventura su carta. per aspera ad astra !
E’ una lettura piacevole e veloce. La trama è avvincente e si sviluppa seguendo il consolidato e valido tema del viaggio, nel corso del quale i personaggi principali crescono di spessore, così come cresce il coinvolgimento del lettore nel mondo dei Cavalieri. Molto belle le aperture della storia sui protagonisti, che guardano al mondo ed alla vita dei Templari, che consentono al lettore di beneficiare del loro fascino, e che costituiscono i prologhi per gli sviluppi dei successivi intrecci nella trama principale. Il testo scorre rapido, leggero, libero, ed avrebbe ben supportato anche ulteriori approfondimenti: alla fine del libro il lettore può credere di essersi perso qualcosa e ritorna sulle sue pagine, un po’ come i protagonisti che ripassano più volte sui propri passi tra le navate della cattedrale per coglierne i significati occultati, eppur sempre davanti ai loro occhi. E adesso? cosa succede? la storia continua?
Il quinto Cavaliere Giancarlo Pitossi diventa difficile dare un parere sul lavoro fatto con tanta passione da un amico fraterno, la componente affettiva fa vedere le cose con occhio diverso, il conoscere così bene l'autore lo fa sovrapporre continuamente alla trama che racconta, comunque due righe le azzardo. Intanto ho avuto il privilegio di leggerlo in anteprima sul bozzone da correzione, mi dicono dalla regia che la versione definitiva è grosso modo questa anche se rivista e corretta negli errori e nell'esposizione semplificata di certe frasi. Un aneddoto gustoso, il mio amico Pito, con la sua bella grafia maschiale ha fatto in copertina una dedica al suo amore. Al bar mentre mangiavo pranzo, la solita vecchia impicciona, sbirciando, ha pensato fossi io. Of course. Sull'equivoco la storia si farebbe gustosissima, ma ve la racconteremo poi. Il libro parte con un avvio molto medievale, come ho avuto modo di dire all'autore, il periodo storico che non ho mai potuto soffrire, quindi ho fatto veramente fatica ad avviarmi nel suo racconto. Quando invece la compagnia parte per il suo viaggio, la storia accelera, d'improvviso, come una nave a cui son stati mollati gli ormeggi e aveva già le vele gonfiate dal vento. Una vicenda avvincente, che ieri sera m’ha tenuto desto fino a notte fonda per finirla, benché fossi stanco morto. Raccontandola in chiave romanzata, è riuscito a dare una spiegazione molto plausibile, molto umana e molto giudiziosa sull’epopea dei Cavalieri Templari e il loro improvviso tramonto. Scritto bene, anche se a volte insiste sul dialogo dei tempi indietro, che forse avrei via, via tralasciato, non sempre scorrevole per qualche panegirico di troppo. L’ermetismo criptico tipico dell’autore, non manca nel racconto, tant’è che ho ancora un dubbio su chi fosse uno degli ultimi personaggi. Ma gli telefonerò per chiederglielo. Il finale è un elogio al puro buonsenso, ormai desueto, come i Templari. Bravo Pito. Ardisc
Recensioni
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«Era una giornata plumbea. I pinnacoli della Cattedrale sembravano bucare le nuvole. Gli scrosci di pioggia scivolavano lungo le imponenti facciate, bagnando i volti delle statue. Gli unici a proprio agio sembravano essere i demoni arrampicati intorno alle colonne. Quel tempo si addiceva loro. André de Montbard, discendente del quinto Gran Maestro, risaliva verso il portico della Cattedrale con passo appesantito. Il mantello bianco era carico di pioggia e pesava quanto una zavorra. Guillame de Tours e Giovanni d'Andrate, due giovani cavalieri, stavano invece camminando lungo la facciata principale, cercando in qualche modo riparo dalla pioggia.»
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