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Quelli che c'erano - Delia Morea - copertina
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Descrizione


Ischia 1969: in una estate assolata, mentre gli americani sbarcano sulla Luna per i famosi "quattro passi" e gli idoli canori italiani come Lucio Battisti, Mina, vivono le migliori affermazioni, si consuma la prima parte del romanzo "Una vacanza". La protagonista della storia, è una giovane diciassettenne che vive il rituale di vacanze spensierate, "dorate", pregne di accadimenti futili che all'improvviso si trasformano in fatti che le cambieranno la vita. La scoperta del primo amore, la delusione che ne consegue e l'incontro fondamentale con un ragazzo che viene da lontano, fanno emergere tutto il malessere di una giovinezza che interiormente sente la necessità di essere diversa, mentre la Storia sta cambiando e i favolosi anni Sessanta cedono il passo agli Anni di piombo. Quella estate resterà impressa nella mente della ragazza per sempre. Ischia 1989: sono trascorsi venti anni, la ragazza ritorna all'isola con un passato di dolori e amarezze alle spalle...
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Dettagli

2007
22 dicembre 2006
220 p., Brossura
9788883092237

Valutazioni e recensioni

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Maria Di Lorenzo
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Una storia fluida e intensa. Un romanzo scorrevole nello stile e nella lingua, ma denso di profondi significati, allusivo ma non reticente, evocativo ma non nostalgico. "Quelli che c'erano" è il romanzo di una generazione, quella che sbrigativamente si definisce oggi dei sessantottini, ma raccontato nella filigrana sentimentale più intima - fuori dai clamori della grande Storia - che era poi quella destinata a rimanere indelebilmente nel cuore dei vecchi ragazzi di allora. Quando si era felici e non si sapeva neppure di esserlo, quando si credeva di avere un futuro emozionante e impegnato davanti per cambiare il mondo. Ma ecco che tutto passa e niente sarà come prima. La vita va avanti, e il tempo non si innamora mai due volte della stessa persona. Il passato non ritorna. "Non vivremo sempre in una eterna vacanza, protetti dal ventre caldo di una falsa beatitudine", dice la protagonista. Dubbi, illusioni, disincanto. L'autrice è molto brava nel tratteggiare i molteplici stati d'animo ("in bilico tra burrasca e sereno, felicità e dolore") che innervano tutto il racconto, imprimendogli il segno di una tensione morale sempre sottesa agli eventi messi in scena. I personaggi della storia sono tutti assai ben delineati, disegnati anzi con grande precisione e finezza e ciascun lettore vi può ritrovare delle parti, magari nascoste, di sé. Soprattutto il personaggio di Vania, la protagonista del romanzo, una donna ribelle e appassionata, fragile e forte, in cui molte donne potranno riconoscersi, con i loro sogni e i loro fallimenti. I dialoghi del romanzo, altro suo innegabile punto di forza, sono vivaci e ben costruiti, articolati in modo disinvolto e sapiente sulla pagina, che denotano le indubbie qualità narrative della scrittrice napoletana e la sua grande familiarità con la drammaturgia. Per restituirci alla fine il senso di una iniziazione alla vita che si fa inquieta trasparenza nella dizione imperfetta della memoria.

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Voce della critica

Il romanzo d'esordio della napoletana Delia Morea sembra un quadro di Randall Morgan, con quei paesaggi assolati di una luce che d'acchito sembra falsa, ma che forse allude al subcosciente visivo di ognuno di noi. La protagonista è Vania, che nell'isola d'Ischia trascorre le sue borghesi vacanze – in famiglia e tra amici – alla fine degli anni sessanta, quando i fuochi della contestazione erano già in pectore. La figlia dell'avvocato Rego ha diciassette anni e le voglie di tutti a quell'età: gli amici, ricercare l'amore. Ma Vania è particolare rispetto ai suoi coetanei: cerca anche la coerenza e non sa ancora che dentro di sé nasconde la voglia d'indipendenza e una coscienza civile ancora da esplorare. L'isola, invece, è un ventre materno che tiene avvinghiati i suoi figli in una beata finzione. In quell'estate sarà scritto il suo destino di donna che s'innamora di Dino, il più bello del gruppo, dal quale viene prima corrisposta e poi tradita. Lì incontra anche Gabriel, un ragazzo praghese fuggito dallo spezzarsi del sogno della Primavera politica della Cecoslovacchia. Poi, finita la prima parte del romanzo che è quella di formazione, nella seconda partizione narrativa ritorna a Ischia per rivendere la casa estiva familiare dopo la scomparsa di entrambi i genitori. Il suo presente è quello di una donna affermata nella professione legale ma che non riesce più ad amare. In questi pochi giorni di ritorno – dopo vent'anni – fa degli incontri inaspettati che risolvono i suoi nodi interiori. Il finale è aperto e rivela una donna che si è emancipata dalle brutture del passato e ha voglia di andare con equilibrio verso un possibile presente. Riguardo alla lingua, vogliamo aggiungere che Morea riesce a rendere narrativamente leggera la "celeste nostalgia" e che le sue descrizioni dei luoghi ci fanno vivere nei ricordi di Vania. Utile anche l'accompagnare la storia minima con la storia universale che detta le sue date. Ma sono le persone ordinarie che subiscono di più le conseguenze di quest'ultima.
  Vincenzo Aiello

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