Queenpin

Ottima rivisitazione del genere hard boiled degli anni '50, Queenpin dimostra che Megan Abbott a ragione è stata definita la più interessante scrittrice noir della sua generazione. L'intreccio si muove su dinamiche conosciute da tutti gli amanti del genere: c'è l'intreccio mentore-allieva, l'amante, il desiderio, il cadavere, e il famoso motto del genere: "sangue chiama sangue". Lo stile è quello della Abbott, lo stesso di "Morire un po'": secco, crudo, fatto di frasi brevi e di poche taglienti descrizioni. La tecnica sempre la stessa di lungo racconto fatto dalla protagonista, di cui mai scopriremo il nome, ellittico però - altro espediente tipico del genere - con continui avvertimenti e subdole allusioni a quello che accadrà successivamente. Un ottimo libro quindi, da leggere tutto d'un fiato e da gustare specialmente per gli amanti del genere, che potranno godersi tutti i richiami tipici, dalla Los Angeles fatta di casinò e ippodromi, alle dark ladies e boss della malavita. Il meccanismo funziona perfettamente e la mano che lo conduce è salda, e non si può chiedere di più.