Quanto silenzio, amore mio, per una parola vera

E' un libro che riesce a far avvicinare alla poesia anche chi non ha dimestichezza con il genere grazie a episodi, parole e versi vicini alle esperienze che tutti si trovano a vivere.

Cardiopoetica è il cuore della poesia che batte in tre anime, oltre la pluralità, in un grumo di poeti (Fabio Appetito, Marco De Cave, Mariano Macale), i quali riescono sempre a trovare una giusta frequenza, e a stabilirvisi, nonostante qualche plausibile interferenza di sottofondo. Cardiopoetica è la prova che la poesia può avere un movente «uno e trino», a immagine e somiglianza di un demiurgo lesto a plasmare una realtà surreale, grazie all'argilla di pirotecnici ossimori, tra le righe di un cielo ardente di sogni. Sfogliando il loro ultimo libro "Quanto silenzio, amore mio, per una parola vera" (Ensemble, 2017), si è colpiti da uno schiaffo rivoluzionario, determinato, crudo, dolcissimo. Dalla fionda delle parole, prudentemente calcolate. È una poesia disinvolta, dettata dalla necessità di un risveglio incitato dall'allarme di un presagio che osa protrarsi fino all'altro capo della realtà. Uno squillo, quello della poesia, a cui bisogna rispondere. La caduta è l'incarnazione del dubbio che possiede una sfumatura sublime, connaturata alla precarietà di saper indicare risposte concrete. Dalle tempeste s'apprende la strada della serenità, scivolando giù da un arcobaleno percorso da acrobata: è un mestiere di vivere sempre in equilibrio coraggiosamente, quello dei Cardiopoeti, basato su tre fasi che ben scandiscono la loro ultima raccolta poetica, ovvero: silenzio, dubbio, parola. Il silenzio è un temporale muto, carico di dubbio, giunge a sublimazione (in un'unica parola, autentica) solo dopo un'esasperata stagione di presagio. La caduta è un nuovo equilibrio intrapreso verso una direzione ben precisa: «avvolgere la solitudine». Unica certezza sembra esser quella di saper scandire la quotidianità e la psicologia dell'umanità. Le parole lasciano un'impronta impressionista, si potrebbe ben accostare alcuni versi a dei quadri di Degas, Monet, fino ad arrivare al più recente pittore della solitudine, Hopper.