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Recensioni Quaderni. Vol. 1: Quaderni-Ego-Ego scriptor-Gladiator

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Per cinquantun anni, quasi ogni giorno, fra le quattro e le sette-otto del mattino, Paul Valéry scrisse i suoi Quaderni: ne rimangono duecentosessantuno, in totale circa ventisettemila pagine. Quando chi li scriveva avvertiva un qualche movimento nella casa, smetteva. Diventava un altro, diventava Paul Valéry, l’illustre poeta e saggista. Si era guadagnato il «diritto di essere stupido fino alla sera». Ma che cos’era prima? Una pura attività mentale che scrive se stessa. All’origine di Valéry c’è una folgorazione: la scoperta dell’«impero nascosto» della nostra mente. Prima di diventare parole e significati, tutto ciò che ci succede è un evento mentale. Valéry volle essere uno «strumento d’osservazione» di questa scena mentale, uno strumento del quale si imponeva di «aumentare la precisione».
A tale folgorazione, in sé perfettamente neutra, Valéry tenne fede per tutta la vita, come fosse stata una illuminazione religiosa. Più che di poesia o di filosofia o di scienza, era interessato a fare la sua mente. «Gli altri fanno libri, io faccio la mia mente». Dalla specola dei Quaderni, poesia o filosofia o scienza non sono che punti di applicazione di quella «cultura psichica senza oggetto» dove chi pensa non ha neppure un nome o un’identità, ma è lo spaccato di una serie di eventi della coscienza. E la scrittura li registra, studia, combina, come fossero un’algebra. Opposto per natura all’«intima ridicolaggine» del Sistema, il procedimento di Valéry nei Quaderni è un inarrestabile «lavoro di Penelope..., giacché consiste nell’uscire dal linguaggio ordinario e ricadervi, uscire dal linguaggio – in generale – vale a dire dal – passaggio e ritornarvi». Immense sono le scoperte a cui Valéry è giunto nella sua assidua, silenziosa esplorazione dell’«impero nascosto». Ma la loro prima caratteristica è che non possiamo elencarle come teoremi o concetti. Per capirle, bisogna ripercorrere i passi dell’esploratore, bisogna entrare nella pelle di quel procedimento, di quegli «esercizi». La loro potenza potrà essere constatata da ogni lettore: chiunque sia stato mentalmente contagiato dal procedimento di questi Quaderni non potrà più disfarsene per la vita: diventerà una seconda natura della sua coscienza, una seconda mente, che aspettava di essere svegliata – e viene risvegliata dalle innumerevoli ore di veglia lucida, ignorata da tutti, di quella mente che si chiamò Paul Valéry.

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