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Putas asesinas da collezione narrativa spagnola fu pubblicato per la prima volta l'anno 2001 per parte dell'editore Anagrama. Scritto da Roberto Bolaño, il libro con 220/230 pagine contiene diversi capitoni, dei quali alcuni sono tratti da racconti di personaggi reali. E dove immancabilmente si nota lo stile di scrittura dello stato di totale abbandono letterario che l'autore era abituato a convivere: nel narrato sono messi in rilievo i protagonisti che nella più assoluta solitudine stanno cercando una meta non ancora definita. Il libro è stato dedicato ai suoi figli Alexandra y Lautaro Bolaño, come pure ai suoi amici Marcial Cortés-Monroy y Alexandra Edwards, quest'ultima nonché direttrice della rivista cilena Paula. A seguito, Putas asesinas nel settembre del 2005 dallo stesso editore ma nella collezione Compactos venne ripubblicato. Il contenuto narrato è conformato da tredici capitoli, il settimo racconto porta il titolo del libro, e alcuni dei quali sono dedicati specialmente ad amici e autori. Ugualmente come avvenne su altri libri di Bolaño molte storie in Putas asesinas sono narrate da parte di qualcuno che potrebbe essere il suo alter ego, seconda persona o personalità all'interno del medesimo soggetto, che nell'analisi letteraria usualmente viene utilizzato per descrivere personaggi che psicologicamente sono opposti l'uno all'altro, e dove lo stesso scrittore cileno "l'altro io" lo riconobbe in Arturo Belano. Freestyle write, Giuseppe Sirugo
Bellissima raccolta di racconti del grande Bolaño. I racconti sono uno più bello dell’altro. La penna è quella ottima del miglior Bolaño, è un piacere leggere libri così. E’ incredibile vedere da quali spunti Bolaño sia in grado di tirare fuori racconti. Ed in essi c’è una grande poesia e magia che ipnotizza e strega il lettore che non riesce a staccarsi dalla lettura di questo libro.
forse il titolo di questo libro ne affossa un pò le vendite. se così fosse è un vero peccato perché il libro è molto bello. io ne consiglio la lettura per chi vuole qualcosa di vero, di crudo ma anche e soprattutto di umano.
Recensioni
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È un titolo violento, quello che introduce la raccolta di racconti di Roberto Bolaño. La critica internazionale, alla pubblicazione di Putas asesinas nel 2001, si era dedicata ampiamente a risolvere il problema di quella scelta, prefigurando un impatto destabilizzante che necessitava di essere commentato, dunque circoscritto. Molte recensioni sottolinearono una certa distanza tra l'aggancio aggressivo in copertina rispetto alla materia dei racconti, o indicarono come matrice della scelta le sue possibili motivazioni commerciali. La cosa certa è che il legame sfugge solo in apparenza, e il testo non rivela tutte le risposte, ma nasconde quelle che contano. Uno dei racconti, quello dai toni più apertamente brutali, è il luogo da cui proviene la citazione che intitola l'opera. Una giovane donna sequestra uno sconosciuto appena visto in televisione insieme a un gruppo di tifosi, la sera di una partita di calcio. La vendetta, esemplare e crudele, che la donna consuma a spese dell'ignara vittima, prescinde da qualsiasi motivazione contingente. Dalla voce della donna non procede nessuna volontà di rivendicazione. Il dolore, patito nel passato da una donna e inflitto su un esemplare qualunque del genere maschile, acquista un valore assoluto e totalizzante. "Le donne sono puttane assassine, Max, sono scimmie intirizzite dal freddo che contemplano l'orizzonte da un albero malato, sono principesse che ti cercano nel buio, piangendo, indagando le parole che non potranno mai dire".
Qualunque sia il tono dei singoli racconti, è questo stesso groviglio, che sa di intimità ferita, la motivazione che li unisce sotto un titolo così forte. Perché le catastrofi interiori non sono che in parte soggette all'impatto degli eventi che sono oggetto della cronaca. Questa riflessione viene introdotta grazie a uno stile narrativo preciso. Raramente l'oggetto del racconto è il "centro" di un evento. Piuttosto l'autore si sofferma su ciò che è immediatamente anteriore, o di poco successivo, a quello che verrebbe comodo identificare come il fatto culminante. Così l'attenzione si sposta. Si rivolge alle sfumature, alle reazioni delle persone, agli eventi minori.
Lo sguardo al contesto è un'intenzione fissa, dall'aria spesso noncurante, mai esposta o commentata. Che l'oggetto sia la biografia dei poeti minori letta su un libro o certi angoli di vita prosaici, indegni di narrazione, ciò che differenzia la vita dalla scrittura spesso sembra essere il solo atto di raccontare una giornata, ciò che si è visto, o che si è fatto. Quasi fossero proprio quegli angoli, liberi dai vincoli della consequenzialità razionale più grossolana, a concedere alla narrazione di concentrarsi finalmente sull'oggetto giusto. Chi agisce o racconta non rivela mai, se non per caso o per sbaglio, le implicazioni emotive, e il senso si costruisce a partire da una sorta di sedimentazione dei gesti e degli eventi. Il messaggio non è una morale logica che risulta sistematicamente dall'intreccio, ma richiede l'abbandono. La sospensione dell'attività di elaborazione si rende necessaria a riconoscere quanto ci siano familiari i meccanismi semplici e quotidiani, apparentemente muti, che l'autore mette in scena. La forma del racconto è assolutamente congeniale a Bolaño, e Puttane assassine è una delle opere in cui i grandi talenti stilistici dell'autore si manifestano con pienezza.
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