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Il punteggio di Vienna - Roberto Barbolini - copertina
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Il punteggio di Vienna - Roberto Barbolini - copertina
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Descrizione


In un linguaggio colto e raffinato, che non arretra di fronte al dialetto o ai toni colloquiali, Barbolini descrive il "punteggio di Vienna" - facendo il verso ad una famosa opera di Sklovskij (Il punteggio di Amburgo) - come una gara misteriosa e coinvolgente. Tra personaggi bizzarri, prelati, prostitute, streghe e sette segrete, e sopra tutti la figura oscena della Potta da Modena, statua dal seno prominente e dal sesso assieme vasto e devastato, questo libro ci trascina fino all'ultima pagina in un turbine di sorprese e di colpi di scena.
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Dettagli

2005
1 gennaio 2005
234 p., Brossura
9788883423307

Voce della critica

Dieci anni dopo la prima edizione Rizzoli, ritoccato e ampliato dall'autore (giornalista, narratore e saggista di collaudata esperienza), Il punteggio di Vienna ritorna col suo intreccio traboccante di invenzioni bizzarre e personaggi stralunati, misteriosi e monomaniaci. Come si conviene a una narrazione tipicamente padana di amori, persecuzioni e speranze: vicende dal Settecento al Novecento inoltrato, nelle quali si rincorrono e mescolano personaggi simmetrici, per "li rami" di più alberi genealogici e nell'enigmatica sopravvivenza ultrasecolare di almeno due di essi, veri crocevia degli snodi narrativi. Prototipo parrebbe il Furioso, ma qui i castelli d'Atlante e le maghe Alcine vestono panni più moderni e l'Angelica da inseguire è la Potta da Modena: reperto del decoro scultoreo nel Duomo di Wiligelmo, osceno ombelico junghiano di attrazioni e repulsioni, archetipo androgino di ambivalente seduzione. Meno compatto, sul piano narrativo, di un romanzo di Perez Reverte; meno ostentatamente dotto di un tomo di Umberto Eco; più scaltrito, in compenso, in ammiccamenti e sfarzi retorici ("ti zappa con lo zapping immagini morte dentro il cranio; ti chatta con la chat oceani di parole a tocchetti, a storpiature, a messaggini, a massaggini; a fondelli, a tondelli, a tornelli e ritornelli: sempre diversi, eppure sempre quelli": il corsivo è aggiunto); più angoscioso, nella sostanza dello stile, e dietro l'apparenza di trillo arbasiniano, per l'affiorare di talune immagini tragiche (il golem, la milza) o cupi pensamenti che "non basta la bautta di una facile battuta ad arginare"; il romanzo di Barbolini non ci pare possa sottrarsi – come invece suggerisce Bertoni nella pur bella postfazione – all'etichetta del postmoderno: e proprio perché "non c'è debolezza di pensiero, in questo libro, né la minima traccia di superficialità combinatoria e citazionista fine a se stessa" (Bertoni), Il punteggio di Vienna è un esempio del migliore postmoderno italiano. Che forse è già finito, almeno nella coscienza dei tanti che non sarebbero disposti a sostenere, con Barbolini, che "ricordare. Non è questa, da sempre, la vera forma della conoscenza?".

Giuseppe Traina

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Conosci l'autore

Roberto Barbolini

1951, Formigine (Modena)

Studia a Bologna, dove si laurea con Luciano Anceschi. Comincia la professione giornalistica a "Il Giornale" di Indro Montanelli, occupandosi di critica teatrale e poi di libri. Lavora con Giovanni Arpino. Nel 1988 passa alla redazione cultura e spettacoli di "Panorama". All'attività giornalistica, affianca un'intensa attività di studioso e saggista, collaborando a prestigiose riviste letterarie come "Il Verri" e "Paragone". Tra le sue opere: i racconti fantastici della Gabbia a pagoda (1986), Il punteggio di Vienna (1995), Piccola città bastardo posto (1998), San Cataldo Cemetery Blues (2000).Oltre alla narrativa, la produzione di Barbolini conta diversi saggi dedicati al fantastico letterario, tra cui La chimera e il terrore (1984),...

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